Ricordi? Ne avevi scritto non molto tempo fa, Fabri, del Gange, di quel fiume dove “sul far della sera, avverti qualcosa che ricongiunge con un immanente di cui razionalmente non ti puoi dar conto”.
Davvero dovevi amarlo molto, Fabri, quel fiume se un bel giorno, forse in preda a un impeto di nostalgia, hai pensato di ritornarci anche se in modo diverso.
Così, all’improvviso, hai deciso di partire, in una bella giornata di novembre, senza portare valigia, passaporto nè macchina fotografica. Questa volta non perché tu te le si sia scordati, ma semplicemente perché non ti serviranno. Non servono valigia, passaporto nè macchina fotografica per immergersi nel punto che simboleggi la confluenza dei tre fiumi sacri.
E neppure dovrai temere che l’acqua del fiume possa avvelenarti perchè, questa volta, non ne berrai di acqua, ma lei, l’acqua, ti trasporterà dolcemente facendoti provare, per l’ultima volta, quella sensazione di sintonia e congiunzione con il mondo che solo il Gange, sul far della sera, ti può donare.
Testo di Maurizio Codoni e fotografia di Valter Casali
( India 2007, navigazione sul Gange )