Buone pratiche per l’insegnamento
Di
Giulio luzzi
PER UNA LEZIONE EFFICACE
Particolare rilievo nell’insegnamento assume la capacità
del docente nel trasferire in maniera efficace i vari concetti,
attraverso una comunicazione ben strutturata.
Si potrebbe semplificare dicendo che il processo di Insegnamento
va dall’ interno verso l’esterno mentre quello di apprendimento
- viceversa - va dall’esterno verso l’interno. Anche
se ciò più sembrare ovvio merita comunque soffermarsi
per fare una semplice riflessione: è necessario che tra i
questi due sistemi separati esista un rapporto particolare, una
specie di “connessione”, un
collegamento tra insegnante e studente, affinché il sapere
possa essere trasferito in modo efficace. Tutto ciò
avviene attraverso ciò che si potrebbe definire Dialogo =
Comunicazione.
La convinzione comune può talvolta indurre nell’errore
di far supporre, che nel momento in cui il docente abbia ben chiaro
l’argomento da esporre ed abbia strutturato un buon lesson
plan, la lezione raggiunga inevitabilmente e nel migliore dei modi
il proprio scopo.
Ciò su cui voglio porre l’attenzione è –
viceversa- il fatto che per trasmettere un qualunque sapere si deve
passare attraverso una azione comunicativa.
Appare pertanto evidente che quanto più questa comunicazione
sarà ben strutturata tanto più risulterà efficace
e, conseguentemente, tanto maggiore sarà il sapere veicolato
nel corso della sessione didattica.
Cerchiamo di analizzare quali sono i principali fattori che influenzano
la comunicazione (non solo didattica).
Assumiamo per comodità che la comunicazione possa essere
misurata in una scala cui attribuiremo come massimo valore 100.
In questa ipotetica scala del sapere che intendo trasferire solo
il 7% passa attraverso la comunicazione verbale
( la parola), mentre il restante 93%
passa, rispettivamente, attraverso la comunicazione paraverbale(
le “qualità della voce “) per il
(38%) e per il 55% attraverso la comunicazione non verbale ( linguaggio
del corpo) Vedi grafico sottostante)
Per comunicazione paraverbale si intende
quella parte della comunicazione che agisce sulle proprietà
della voce,ad esempio una comunicazione monotona tende ad annoiare,
quindi a fare abbassare il livello di attenzione e rendere conseguentemente
meno efficace il trasferimento di nozioni tra docente e discente.
Per comunicazione non verbale si intende
quella strettamente legata al linguaggio del corpo, che va ad interferire
direttamente sul senso della vista (che si stima essere il più
attivo nelle fasi di apprendimento frontale), se per esempio io
mi rivolgo ad uno studente volendo far passare il messaggio che
quel tipo di nozione è facile ma il mio linguaggio del corpo
- ad esempio una smorfia - lascia intendere l’esatto contrario,
ciò che arriverà all’allievo non sarà
ciò che io sto cercando di dire a parole ma ciò che
il mio corpo esprime.
Avendo chiaro che solo una parte minima della comunicazione passa
attraverso la parola (comunicazione verbale) sarà necessario
concentrarsi anche sulla comunicazione non verbale e paraverbale.
Riporto di seguito alcuni semplici consigli per tenere una lezione
che tenga presente anche gli aspetti legati a queste tipologie di
comunicazione.
1) Non dare mai le spalle agli
studenti anche quando si usa la lavagna: deve esserci
sempre un contatto visivo tra l’insegnante e lo studente,
è ovvio che ciò risulterà estremamente facile
in una comunicazione uno a uno, la cosa si complicherà se
gli studenti sono 30 o ancora di più se sono 50.
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In questo caso per mantenere il contatto visivo
io distribuirò lo sguardo sulla prima fila di studenti poi
passerò alla seconda ed infine alla terza mantenendo però
l’attenzione su gli studenti non per pochi istanti ma il tempo
sufficiente affinché si rendano conto di essere soggetti
attivi e quindi alzino il livello della loro attenzione.
2) I gesti devono essere coerenti
con ciò che diciamo.
Se ad esempio io dico ai miei allievi dobbiamo venirci incontro
e poi faccio dei passi indietro la mia comunicazione verrà
interpretata nel senso opposto in quanto il linguaggio del mio corpo
esprime un messaggio antitetico alle mie parole.
3) Dosare i toni della voce.
I toni della voce sono importanti per sottolineare passaggi o concetti
a cui io intendo dare forte rilevanza, per cui se il concetto che
spiego è importante, inizierò ad esporre la nozione
con un tono medio alto proprio per stimolare e catturare al massimo
l’attenzione dello studente.
Usando invece toni bassi tendo a mettere in minor rilievo l’argomento
trattato.
4) Rispettare le pause.
Le pause tra una parola e l’altra sono importanti perché
consentono di rimarcare all’interno di una frase un vocabolo
piuttosto di un altro.
5) Non distrarre i discenti
utilizzando impropriamente oggetti.
Capita spesso di vedere durante una lezione che, talvolta semplicemente
per scaricare l’emotività , il comunicatore “se
la prenda con il tappo di un pennarello”, mettendolo e togliendolo
causando un ritmico tic tac che disturba l’attenzione.
Gli esempi che ho riportato sono semplici banalizzazioni a carattere
esplicativo. Suggerirei a tutti una specie di esperimento da reiterare
ogni volta che avrete l’opportunità di assistere a
lezioni, conferenze, od altre manifestazioni pubbliche: provate
a registrare su un foglio diviso in tre parti le difformità
più o meno evidenti dei tre aspetti della comunicazione.
Si tratta di un esercizio utile per prendere confidenza con le tematiche
affrontate. Al momento in cui siamo direttamente impegnati in una
comunicazione risulta infatti decisamente più difficile ed
induce in distrazione il monitorare il nostro operato.
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