Klonaris / Thomadaki. Corpi elettronicosmici
Di Simonetta Cargioli
Parigi, 30 ottobre: nella sala di proiezione della SCAM (Société Civile des Auteurs Multimédia) un pubblico attento partecipa alla presentazione di Pulsar e Quasar, due video realizzati dalle artiste di origine greca Maria Klonaris e Katerina Thomadaki che da oltre trent'anni costruiscono un’opera comune, complessa, affascinante, dalle connessioni e risonanze multidisciplinari, densa, orchestrata con la passione del pensiero libero. La loro produzione, artistica e teorica, è conosciuta in moltissimi paesi.
Negli anni 60 Maria (scenografa, una passione per il cinema sperimentale, all’attivo diversi libri di disegni) e Katerina (regista teatrale, all’attivo diversi spettacoli e saggi critici e teorici sul teatro contemporaneo, la stessa passione per il cinema sperimentale) praticano il teatro nella Grecia repressiva dei colonnelli da cui si sono (geograficamente) allontanate nel 1975 per approdare a Parigi; qui la loro ricerca sulla rappresentazione del corpo femminile, sull'immagine e i diversi sistemi di produzione e diffusione trova una forma espressiva e una posizione estetica e politica nell’uso del super8. Fondano il cinéma corporel, nel quale la dimensione politica dell’identità femminile diventa una delle componenti essenziali del linguaggio cinematografico. Sperimentano dispositivi di proiezioni-performance e, agli inizi degli anni 80, realizzano l'ambiente multimediale con proiezioni, Mystère I - Hermaphrodite endormi/e (il primo in Francia, presentato alla Biennale di Parigi, 1982). Dal 1985 lavorano al Cycle de l’Ange, un vasto ciclo che comprende più di trenta opere realizzate con media e linguaggi diversi: fotografia, cinema, poi immagine elettronica video, installazioni e ambienti multimediali, immagine digitale.
La pratica artistica è sempre accompagnata da un’intensa attività teorica, di riflessione, di scrittura; così i “manifesti” accompagnano la produzione cinematografica sin dall’inizio. E hanno firmato molti saggi, articoli, cataloghi pubblicati in vari paesi, e curato raccolte collettive. Con il Cycle de l’Ange praticano e teorizzano l’intersessualità come sovversione dell’identità sessuale e l’intermedia come sovversione necessaria per il dialogo e l'incrocio delle arti e dei supporti.
Sempre nel 1985 fondano a Parigi l’associazione culturale A.S.T.A.R.T.I. pour l’audiovisuel e organizzano una manifestazione-manifesto, Rencontres Internationales Art cinéma/vidéo/ordinateur (1990, 1994, 1998, accompagnati dalla pubblicazione di raccolte di saggi), che ha lo scopo di promuovere la creazione femminile nelle forme d’arte connesse alle tecnologie e di abbattere le frontiere divisorie tra linguaggi, generi, media. Tutta la loro attività è marcata dalla volontà di mettere in crisi e di far saltare le categorie di ogni tipo - artistiche, estetiche, sessuali, politiche…-. E da un rigore e una ricerca della perfezione.
La serata (organizzata da A.S.T.A.R.TI. pour l’audiovisuel e da Heure Exquise! Distribution) è stata un evento che ha creato per due ore un ambiente che vibrava di attenzione e concentrazione: i due video hanno immerso il pubblico in uno stato di ricettività mentale e sensoriale. Klonaris e Thomadaki sono da sempre attentissime alle condizioni di ricezione, alla qualità dell’immagine e del suono, all’incontro tra opera e pubblico, alle risonanze e agli scambi tra ciò che appare e evolve sullo schermo e ciò che può avvenire nella sala: da sempre hanno cercato delle forme di dialogo opera-spettatore oltre le posture codificate della fruizione normalizzata della visione cinematografica. A cominciare negli anni 70 con il cinéma corporel, nel quale si incontrano cinema sperimentale e art corporel (traduzione francese di body art), hanno rivendicato una totale autonomia nella produzione e nella diffusione dei film, diffusione che è stata spesso un evento multimediale, una performance delle due artiste che modulavano e ritmavano in sala e con azioni diverse (spesso la lettura di “manifesti”) la proiezione (film e spesso diapositive) che si svolgeva sullo o sugli schermi.
Per la presentazione dei due video Klonaris e Thomadaki hanno invitato Edmond Couchot, teorico dei media, autore di libri sulle tecnologie digitali e sulle loro implicazioni nell’arte - tra i quali L’art e la technologie, 1998; e L’art numérique, co-firmato con Norbert Hillaire, 2003 - e autore di opere interattive. La serata, intensa, irradia dalla diffusione delle due opere video, è ritmata da brevi interventi-riflessioni di Couchot, arricchita da un dialogo a tre; e si chiude con l'ascolto di una registrazione sonora di un dialogo delle due artiste con Marie José Mondzain - filosofo, segue da anni una riflessione sull'immagine, ha scritto parecchi libri ricordiamo qui Image, icône, économie, 1996 - sulle cui parole viene a modularsi la composizione sonora di Spiros Faros, musicista greco che da anni collabora con Klonaris e Thomadaki.

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Pulsar (14', 2001) e Quasar (30', 2002-2003), le ultime creazioni in video digitale di Klonaris e Thomadaki si ispirano, come molte altre opere del Cycle de l’Ange, a recenti scoperte di astrofisica (“pulsar” è abbreviazione del termine astronomico “Pulsating Star”; “quasar” la è di “Quasi Stellar Radiosource”) e anche qui, come nelle altre opere del ciclo, vengono intrecciate connessioni tra il corpo umano e i corpi astronomici. Le fonti iconografiche e scientifiche contribuiscono a creare lo spazio audiovisivo delle due opere e sono funzionali alle scelte estetiche operate sul trattamento dello spazio e del tempo; le esplosioni a fuoco d’artificio in Pulsar; i movimenti di sprofondamento, di ondulazione in Quasar. Le immagini scientifiche sono rielaborate, trattate con procedimenti digitali e invitano lo spettatore a lasciarsi andare a un viaggio intimo, personale, a immergersi nelle immagini e nei suoni. Come in ogni opera della vastissima produzione delle due artiste, qualsiasi siano le tecnologie e i supporti utilizzati, lo spettatore è posto al centro del dispositivo dell’opera, in una posizione difficile, a volte pericolosa - perché sconvolge le posture ricettive abituali - ma libera e attiva.
In Pulsar Maria improvvisa una performance: il corpo si avvicina, si allontana, si riavvicina allo spettatore; compie una danza, le immagini sono alterate in negativo, in blu e bianco e il corpo femminile, infinito, si confonde con il corpo galattico, anch’esso infinito. Sono movimenti ipnotici (Mondzain evoca la trance rituale delle donne sciamano siberiane) messi in relazione con effetti di esplosione e di fuochi d'artificio. C’è costantemente un movimento di vibrazione della materia, della luce e del suono. Maria attraversa e incarna più fasi del femminile: appare bambina, donna, dea delle onde (elettromagnetiche, acquatiche - la chioma come alghe -, visive e sonore). Il video dà un senso di leggerezza e di vertigine: ci sentiamo attirati e incantati dai movimenti della danza del corpo e di quelli della materia elettroni-cosmica. Il tempo in Pulsar è rituale, il ritmo è centrifugo e scandito da esplosioni sul bianco che predomina; bianco della luce, dell’energia della creazione e della distruzione, del principio e fine delle cose, dell’enigma della vita e della morte. E lo spettatore si sente sospeso, sopra un vuoto vibrante di energia.

Questo sentimento si rafforza e trova eco quando facciamo l’esperienza del secondo video, Quasar, per il quale le due artiste hanno utilizzato fotografie astronomiche che hanno animato con diversi procedimenti digitali per ottenere effetti di dilatazione, di contrazione e evoluzioni tridimensionali. Su queste immagini si sovrappongono i doppi autoritratti di Maria e Katerina: nel video ritornano alla pratica dell’autorappresentazione e del ritratto che hanno molto utilizzato negli anni 70. Come in Pulsar anche in Quasar è chiesto, a noi spettatori, di entrare nell'universo dei video attraverso gli occhi delle artiste filmati in primo piano. I loro volti, gli occhi si ibridano e si confondono alla fine del video. Il tempo in Quasar è ripetitivo, ondulazione costante, la materia granulare evolve sul colore predominante che qui è il nero, altro enigma dello spazio-tempo. Il ritmo è implosivo, centripeto. La materia visiva sprofonda e rinasce continuamente.
In entrambi i video la creazione sonora di Spiros Faros mira a creare sinestesie con le immagini e l’esperienza che il pubblico ha fatto delle due opere è indubbiamente polisensoriale e di tipo “immersivo”.
Lasciamo la sala, rientriamo a casa, con nuove domande, nuovi spunti di riflessione stimolati da Pulsar e da Quasar.
I video di Klonaris / Thomadaki sono distribuiti da www.exquise.org
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