Le micronarrazioni tra teatro e linguaggi multimediali
Narrare, insegnare in ambiente digitale - "
Lo
schermo multimediale attraverso la videoproiezione può
creare un ambiente in cui un performer - un narratore, ma
anche un insegnante impegnato in una lezione - può
attivare un percorso espositivo dinamico, sollecitato dai
link ipertestuali e da animazioni grafiche e video.
Il "digital story-telling" si basa su un principio
semplice: la parola amplifica il suo senso se la si combina
alle immagini, anche perché la visione si basa sul
montaggio analogico delle associazioni, un procedimento
più fluido, tendenzialmente automatico da parte delle
nuove generazioni affinate al rapporto con lo schermo del
computer
" Carlo Infante

Ho conosciuto Ombretta Zaglio ed
il Teatro del Rimbalzo lo scorso anno durante A_D_E, nel
corso del Festival Inteatro di Polverigi, quando hanno presentato
la magica web-experiences dedicata alla grande guida alpina
Mattia Zurbriggen (la cui componente multimediale è
in parte presente nel C&I cdMagazine). Mi ha subito
conquistata quel modo di Ombretta di presentarsi come "cantastorie
neotecnologica", fantasiosa e coinvolgente. Poi ho
avuto modo di vedere una anteprima di Un cappello Borsalino,
più espressamente concepita per il teatro, ed ho
capito più a fondo quel suo modo di procedere, raccontando
piccole storie, frutto maturo di anni di ricerca delle fonti
storiche e di leggiadria narrativa.

Inseguendo una folata di vento
Da sola sulla scena, con pochi semplici "strumenti"
(un cappello, un panchetto
) ed uno schermo retroilluminato
che corrobora ed offre spunti con immagini alla narrazione
affidata alla capacità di modulare la voce ed a pochi,
non invadenti, commenti sonori, Ombretta racconta piccole
storie che hanno il sapore buono delle cose di altri tempi
e piano piano riesce a ricondurti nella dimensione quasi
cosmica del tempo e della Storia.
Seguendo un filo narrativo che si dipana delicato e quasi
impercettibile viaggiamo nel tempo e nello spazio. Conosciamo
il piccolo Borsalino, la sua voglia di migliorarsi
lo seguiamo in un viaggio che ci porta a riconoscere e riflettere
sul fenomeno dell'immigrazione e del mito che spesso lo
circonda
lo spiamo indiscreti nel suo affermarsi in
Francia
lo accompagniamo solerti nel suo viaggio di
ritorno
entriamo nella sua bella fabbrica, parliamo
con gli operai e, soprattutto, con le operaie che forniscono
ad Ombretta lo spunto per imbastire un nuovo delicato arazzo
sulla condizione femminile
lo seguiamo nelle prime
difficoltà, venendo a conoscenza attraverso la voce
degli operai della necessità dello sciopero, delle
difficoltà divenute inconciliabili tra coscienza
di classe e fedeltà al datore di lavoro
Alla fine dello spettacolo, dopo aver seguito quel cappello,
quasi bizzoso nel suo lasciarsi condurre con grazia in una
narrazione che lo agita come una improvvisa folata di vento,
non possiamo che concordare con il delicato incipit che
Ombretta ci fornisce a mo' di chiave di lettura in un breve
prologo ipermediale: il cappello prende la piega dell'anima.
Lo spettacolo si pone in un'ottica nuova: da una parte la
narrazione come arte del racconto e traduzione di
dati documentari (ricerca storica, interviste, web, biografie)
e dall'altra l'immagine al computer e
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l'elaborazione
in Flash per veicolare una memoria che sia anche visiva.

Un workshop per la didattica
Dopo avere seguito la puntuale ricostruzione storica della
nascita e dell'evoluzione della fabbrica, a partire dalla
vicenda umana e dalla passione del suo fondatore, Giuseppe
Borsalino (1834 - 1900) che tanto intensamente si diede
da fare per creare attorno alla sua fabbrica quella solida
fama che perdurerà nel tempo, ci rimane la sensazione
genuina di avere assaporato una storia che si snoda attraverso
un lungo arco di tempo, rievocando episodi e momenti della
vita quotidiana dell'800. Si va dal mondo dei cappellai
francesi a quello degli emigranti nelle Americhe, dagli
indios ai gangsters, fino alla vita quotidiana degli operai
e delle operaie della fabbrica e al loro rapporto con i
proprietari. Si assimila un altro punto di vista sul "narrare"
che contempla un utilizzo comunicativo e creativo del computer
e una metodologia che traduce ricerca storica e biografica
in un racconto con immagini offrendo interessanti spunti
anche a ragazzi ed insegnanti.

Ecco perché ho molto gradito l'idea del Teatro del
Rimbalzo di proporre, avvalendosi degli stessi mezzi e metodologie,
un workshop orientato a insegnanti e ragazzi sulla forza
persuasiva della micronarrazione in ambiente digitale.
In fondo, come ben sottolinea la stessa Ombretta, "la
narrazione veicola ricerca storica e biografica, fatti realmente
accaduti, interagendo con l'immagine al computer, lo schermo
per la videoproiezione sostituisce il tabellone del cantastorie,
la parola combinata alle immagini ne amplifica il senso,
il narratore entra nel programma computerizzato attraverso
l'arte del racconto, nello spazio vuoto si muove sui diversi
piani con la disinvoltura del gioco dei bambini, semplicità,
leggerezza, circuitazione di stimoli che garantiscono lo
scambio vitale con il pubblico".

Un percorso aperto
Mi ha fatto piacere ritrovarla a Novembre a Bolzano dove,
nel corso della Rassegna di Esperienze Multimediali delle
Scuole (EMS 4.0), ha dato vita ad un nuovo corso di sperimentazione
didattica che ha coniugato le esperienze del digital story-telling
con il weblog della manifestazione coordinato da Carlo Infante.
Un sintetico risultato viene riproposto sul C&I cdMagazine
insieme ad un estratto del Borsalino.
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