Io, agente esogeno infettivo
Di Fabrizio Pecori
Torno dalla Dancalia, splendida regione depressa tra l’Etiopia e l’Eritrea così succintamente riepilogata dalla più autorevole delle guide turistiche – la Lonely Planet –: “Se avete un forte spirito d’avventura, questo itinerario sarà per voi il non plus ultra: attraverserete gli angoli più remoti del Corno d’Africa e raggiungerete alcune delle zone più inospitali del mondo”, con l’interrogativo di cosa possa essere effettivamente stato alla base di quel disturbo che in rapida successione ha colpito buona parte del gruppo con forti disagi intestinali e febbre alta. La rapida durata del disagio – 1, massimo 2 giorni – è stata pari solo alla diffusione dei sintomi tra i vari membri del gruppo in una progressione continua.
Superando con comodità i deboli controlli sanitari degli aeroporti internazionali sono tornato a casa con un dubbio che non ha trovato risposta: cosa sarà stato? cosa potrei essere diventato?
In seguito non sono, invece, riuscito a sfuggire alla rigorosa ispezione del cyberspace che, dopo numerosi avvertimenti e richieste di verifica, ha emesso la propria infallibile(?) sentenza: “Sono un possibile worm Koobface”; immagino un orrendo essere strisciante e pelosetto che con strabiliante e metodica rapida cadenza si insinua nell’organismo comunicazionale di Facebook portando il proprio malefico disagio ai danni dei numerosi utenti.
Eccomi allora, verme a mia volta, attaccare l’organismo più distribuito nel cyberspace instillando la febbre dell’insicurezza tra i suoi prosumer, produttori e consumatori di informazioni.
Mi dispiace sinceramente. E pensare che stavo unicamente commentando le canzoni ed i cantanti di Sanremo con un apposito Gruppo di ascolto messo su tra amici (consenzienti).
Fortuna che il disagio che ho arrecato pare, a detta dell’avvertimento di FB, essere durato solo qualche giorno, proprio come lo sconosciuto “verme” da me contratto in Dancalia