My MEDIA

Osservatorio di Cultura Digitale
Subscribe

Realtà Manipolate

Novembre 11, 2009 By: admin2 Category: Articoli

Di Melina Ruberti

Al Centro di Cultura Contemporanea Strozzina di Firenze dal 25 settembre 2009 al 17 gennaio 2010

Il CCCSFondazione Palazzo Strozzi di Firenze propone la mostra Realtà Manipolate Come le immagini ridefiniscono il mondo. Come il sottotitolo della mostra lascia intendere, nella rappresentazione iconografica, fotografica e/o videografica è insita una prospettiva dello sguardo che facilmente può essere in grado di “manipolare” o “alterare” il senso di realtà di ciò che siamo chiamati ad osservare.

Foto e video “realistici” ci accolgono lungo l’intero percorso espositivo traendoci in inganno e cercando di stimolare in noi sentimenti decisamente estranei all’entità ripresa dall’obiettivo o descritta iconograficamente o mediante il ricorso alle arti plastiche.

Così ci troviamo a deprecare la tristezza di una guerra interamente riprodotta in studio o ad osservare con eccessivo distacco scene di orribile vita quotidiana.

Soldati inesistenti, città giocatolo, amori di plastica, album fotografici senza alcuna fotografia (se non la propria descrizione numerica) ci affascinano e richiedono la nostra precipitosa attenzione verso le didascalie, unici strumenti per svelare l’arcana origine delle rappresentazioni e dei sentimenti deviati in cui inducono lo spettatore.

La mostra presenta le opere di 23 artisti internazionali che lavorano con ogni mezzo: dalla fotografia tradizionale, alla ripresa video, all’installazione plastica… ma si affaccia quale nume tutelare di una ricerca sempre più “virtualizzata” dell’immagine, proprio quella della “rappresentazione digitale” che nelle sue varie forme domina la scena della comunicazione contemporanea.

Tra le opere presentate, tutte di indubbio fascino e qualità espressiva, mi hanno particolarmente incuriosita quelle realizzate da:

 

faltenpieghe

Christiane Feser

Falten 10 (pieghe) mostra una superficie monocroma fatta di fogli bianchi accartocciati che sembrano estendersi all’infinito. La qualità dell’immagine è determinata principalmente da luce ombra e carta , il gioco alterno tra la realtà e la sua produzione riflette l’uso di tecniche produttive fondate sulla elaborazione dell’immagine digitale che rimane però quietamente impalpabile alla vista.

agendanumeri

Cody Trepte

L’opera Photo Album 2006/2007 arriva a una soluzione di estrema riduzione formale: settantacinque fascicoli di fogli A4 rilegati a mano e disposti in fila su uno scaffale. In ogni pagina dei fascicoli si dispiegano sequenze in codice binario, lunghe serie numeriche composte da 1 e 0 (proprio i due numeri con i quali il computer comunica qualsiasi realtà e qualsiasi fantasia).

L’artista mette in evidenza ciò che normalmente rimane celato: la natura estremamente astratta e lineare delle immagini digitali. Rappresenta in sintesi il codice genetico dell’immagine prima dell’elaborazione digitale che ne proietta la rappresentazione sul monitor. Ogni libro è una possibile foto descritta per l’elaboratore in codice binario, e pertanto totalmente incomprensibile nella sua intima essenza digitale.

paoloventura

Paolo Ventura

In Iraq, 2008 rappresenta una sorte di visione sintetica di tutte le immagini della guerra legate alla memoria collettiva, Non riproducendo esattamente le fotografie scattate sul teatro di guerra, ma ricreandole in studio come icone di una guerra possibile che però, nutrendosi delle inquietudini reali, viene descritta con immagini che scaturiscono dalla sua fantasia dando luogo a visioni ad alto carattere di codificazione formale da essere percepite non solo come plausibili, ma addirittura reali dall’occhio dell’osservatore.

The God of Small Things

Novembre 10, 2009 By: admin2 Category: Comunicazioni

Prosegue l’attività espositiva di Casa Masaccio centro per l’Arte Contemporanea a San Giovanni Valdarno

 

L’esposizione presenta i lavori di alcuni giovani artisti dell’Asia Orientale e Sud-Orientale – Uematsu Takuma, Mitzunori Kimura, Mizuno Katsunori, il gruppo di lavoro Ine wo Ueru hito, Maitree Siriboon, Jirayu Rengjaras, Liang Yuanwei, con l’aggiunta di un’artista toscana Leonora Bisagno – le cui opere, pur esprimendo la specifica sensibilità estetica di ognuno, hanno in comune il prescindere da effetti spettacolari come quelli che in tempi recenti caratterizzano gran parte dell’Arte, ed allo stesso tempo, sono il segno di qualcosa di sottile e sostanziale del mondo in cui vivono e anche noi viviamo. La mostra è curata da Pier Luigi Tazzi che da alcuni anni vive e lavora tra l’Italia e l’Oriente, dove è stato recentemente nominato curatore della nuova Aichi Triennale che si terrà nel 2010 a Nagoya, in Giappone.

Il titolo della mostra è la traduzione italiana di The God of Small Things, il noto, ed unico, romanzo della scrittrice indiana Arundhati Roy, con i cui contenuti l’esposizione ha un rapporto solo indiretto. Nel libro la Roy scrive in Inglese, come gli artisti in mostra usano modelli estetici ed espressivi derivati dal Modello Occidentale che domina a livello planetario le pratiche artistiche attuali; la storia del libro verte su personaggi che subiscono il contrasto fra tradizione e colonizzazione, così questi artisti manifestano la loro separatezza individuale nei confronti sia del Grande Mondo che dei loro reciproci contesti di appartenenza attraversati e feriti da modernità e tradizione; come la Roy che da oltre vent’anni ha abbandonato la narrativa per farsi attivista politica nei movimenti anti-globalizzazione, gli artisti in mostra perseguono un loro percorso operativo che li stacca dai trend artistici correnti e li isola in una loro ricerca personale, isolamento che riconoscono come il nutrimento essenziale e il senso della loro stessa esistenza nel mondo.

Giapponesi sono:

Uematsu Takuma (nato nel 1977, vive ad Osaka), lavora prevalentemente con la scultura e il disegno, combinati spesso in complesse installazioni;

0800-170

Mitsunori Kimura (nato nel 1983, vive a Nagoya) scultore di opere di medie e piccole dimensioni, accompagnate in mostra da disegni;

kimura

Mizuno Katsunori(nato nel 1982) utilizza prevalentemente film e video; Ine wo Ueru hito, gruppo di lavoro formatosi nel 2007, composto da Inagaki Tomoko (nata a Tokyo nel 1975, vive a Berlino) e Uematsu Takuma.

mizuno

Dalla Thailandia, e più precisamente dall’Isan, Maitree Siriboon (nato nel 1983, vive a Bangkok), pittore di formazione, lavora da qualche anno anche con la fotografia e i video.

siriboon

Jirayu Rengjaras, pittore autodidatta (nato nel 1980 nella provincia di Kalasin, dove recentemente è tornato a vivere).

ritedepa

Cinese è l’artista Liang Yuanwei (nata nel 1977 a Xi’an) che privilegia la fotografia, la pittura e le installazioni.

liang

Infine l’italiana Leonora Bisagno (nata nel 1977 a Zurigo, vive nel Chianti), che usa vari media fra cui video e disegno.

se_bisagno_03
Come scrive in catalogo Tazzi, “le posizioni marginali e minoritarie, che contraddistinguono ciascuno di questi artisti, il cui isolamento, costitutivo e determinato nella sua essenza, finisce con il produrre visioni particolari, germinali, di estrema suggestione, in un universo come quello dell’arte attuale, dove dappertutto l’omogeneizzazione ai nuovi canoni degli stili, della moda e del mercato ha spesso come esito works that look like art “, ovvero, opere che somigliano all’arte.

ORARI MOSTRA: feriali 16/19 festivi 10/12-16/19, lunedì chiuso
INGRESSO: gratuito
Casa Masaccio Centro per l’Arte Contemporanea Corso Italia, 83 52027 San Giovanni Valdarno Tel. 055 91.26.283

casamasacciosgv@val.it

www.casamasaccio.it

Biennale di Venezia

Novembre 09, 2009 By: admin2 Category: Articoli

bienn

Di Silvana Vassallo

Percorsi tra film e video nei “mondi” di Daniel Birnbaum

Fare Mondi, titolo della 53° Edizione della Biennale di Arti visive di Venezia, racchiude il senso del progetto espositivo di Daniel Birnbaum, il più giovane direttore che la Biennale abbia mai avuto, ma che può vantare una solida esperienza sia come studioso (è Rettore della Staedelschule di Francoforte sul Meno), sia come organizzatore di eventi artistici a livello internazionale. Un tema importante di Fare mondi riguarda i processi di globalizzazione in atto. Nella mostra vi è una nutrita presenza di artisti provenienti da paesi diversi, che attraverso le loro opere mettono in scena quella dialettica tra luoghi di appartenenza e forze globalizzanti che è un’aspetto centrale dell’esperienza contemporanea, e che si traduce in una pluralità di scambi, scontri e travasi da cui possono emergere collusioni produttive. Per quanto riguarda il modo di intendere l’arte, in innumerevoli interviste e nei saggi introduttivi contenuti nel catalogo della mostra Birnbaum  ha sottolineato come “ un’opera d’arte è più di un oggetto, più di una merce. Rappresenta una visione del mondo, e, se presa seriamente, deve essere vista come un modo di costruire un mondo”. Fortemente interessato ai rapporti tra arte filosofia e società Birnbaum sostiene che in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, l’arte, oltre che registrare i frammenti di ciò che sta crollando, può aiutarci nella ricerca di nuovi inizi. La sua Biennale in effetti non rincorre le grandi star del momento e non insegue le tendenze del mercato, ma si concentra su processualità artistiche emergenti, produttrici di “pensieri” e di “modelli” che offrono delle alternative al presente o che evidenziano una tensione verso il futuro.

Punti di riferimento importanti sono alcuni esponenti più o meno noti dei movimenti neoavanguardistici degli anni 60 – come Michelangelo Pistoletto, Öyvind Fahlström,  Yoko Ono (Leone d’oro alla carriera), Gordon Matta-Clark, Yona Friedman, André Cadere – il cui vocabolario visivo e le cui strategie culturali possono ancora fornire stimoli preziosi  alle nuove generazioni di artisti. Il dialogo che si intreccia tra artisti appartenenti a generazioni diverse privilegia alcuni filoni della sperimentazione artistica, quali il minimalismo, l’arte concettuale e un certo tipo di arte impegnata il cui investimento nel sociale  si traduce soprattutto nella proposta “modelli alternativi” per poter condividere spazi ed esperienze in maniera non convenzionale. In questa prospettiva, un importante fil rouge della mostra è rappresentato dal rapporto tra arte e architettura, che pone in evidenza il tema della costruzione di ambienti come luoghi di condivisione di esperienze al contempo mentali, relazionali e funzionali. Le due imponenti installazioni dell’argentino Tomas Saraceno della brasiliana Lygia Pape situate rispettivamente all’ingresso del Palazzo delle Esposizioni e  all’entrata degli Arsenali, marcano la rilevanza di questo tema. L’installazione di Saraceno, Galaxies forming along filaments, like droplets along the strands of a spider’s web,  si presenta come un complesso intreccio di corde elastiche che ridisegna la geometria spaziale del grande salone d’ingresso del Palazzo delle Esposizioni, evocando al contempo, come suggerito dal titolo, galassie in formazione oppure un’enorme tela di ragno; l’opera di Lygia Pape (l’artista, scomparsa di recente, è stata omaggiata con una menzione speciale, “Rifare Mondi”), intitolata Ttéia (2002), è composta da sottili fili d’oro tesi fra il pavimento e il soffitto di uno spazio semibuio, i cui contorni sembrano smaterializzarsi di fronte a quella che appare come una scultura formata da fasci di luce. Anche la realizzazione di spazi funzionali è stata affidata alla cura di artisti: il bookshoop è stato realizzato dall’artista argentino Rirkrit Tiravanija, il bar dal tedesco Tobias Reheberger (Leone d’oro come migliore artista), e lo spazio educational per i bambini dall’italiano Massimo Bartolini. Sono tuttavia del tutto assenti dalla mostra opere che propogono esperienze immersive e interattive in spazi virtuali, e ciò taglia fuori una modalità contemporanea di “fare mondi” di stringente attualità, che avrebbe consentito di porre l’accento su nuove forme relazionali mutuate dalla tecnologia. Una novità da segnalare è la presenza di un Padiglione virtuale, ideato dall’artista guru del web Miltos Manetas assieme al curatore Jan Aman (http://biennale.net/), che si configura come un progetto in progress in cui per tutta la durata della mostra verranno presentati  lavori di artisti provenienti da diversi paesi e saranno attivati forum di discussione.

Un’installazione particolarmente interessante per il modo in cui vengono utilizzate le tecnologie video in relazione allo spazio architettonico è Human being, di Pascale Marthine Tayou; l’artista, originaria del Camerun, ha costruito all’interno delle Corderie dell’Arsenale una sorta di villaggio africano, con capanne sulle cui pareti sono proiettati dei video che mostrano scene di vita quotidiana da tutto il mondo: Giappone, Taiwan, Camerun, Italia. I video si trasformano in tal modo in  una sorta di “finestre”, che collegano virtualmente spazi geograficamente distanti, stabilendo connessioni tra culture che sono percepite come radicalmente diverse.

Fare Mondi è una vasta mostra non divisa in sezioni, che articola temi diversi attraverso un gioco di rimandi disseminato tra le oltre 90 opere presenti, con una rappresentanza equilibrata di tutti i linguaggi: installazioni, video e film, scultura, performance, pittura e disegno. Si è voluto dare spazio a varie forme di espressività artistica e questo è sicuramente un aspetto positivo.

Tra i video e le videoinstallazioni disseminate nella mostra è possibile individuare delle ricorrenze tematiche che evidenziano le scelte curatoriali di Birnbaum, orientate verso un approccio concettuale volto a riflettere sul significato della processualità artistica e un forte interesse per i legami tra  video e cinema. Molti dei video e delle video-installazioni consistono in documentazioni di performance. Reading Dante II, dell’artista americana Joan Jonas – una figura pionieristica nell’ambito della performance e del video sperimentale – documenta un work in progress dell’artista basato su letture di brani della Divina Commedia eseguite da attori professionisti, ma anche da amici, e realizzate in località diverse (Canada, New York, Città del Messico e Italia).  Elise Valentine Wilhelmine, della giovane artista israeliana Keren Cytter, è un’installazione che ruota attorno alla ripresa di una performance teatrale ispirata al film di Cassavetes La sera della prima, realizzata davanti a una platea di spettatori; l’allestimento riproduce la situazione in cui il video è stato girato, con gradinate per il pubblico che assiste allo spettacolo, giocando sulla mescolanza tra pubblico virtuale presente nel video e quello reale rappresentato dai visitatori della mostra. Una mise en abyme del ruolo spettatoriale è anche uno degli elementi che contraddistingue l’installazione dell’artista tedesca Ulla Von Brandeburg, il cui film in bianco e nero Sing Spiel, (16 mm trasferito in video) girato nella villa Savoye di Le Corbusier, gioca sul contrasto tra quella che nelle intenzioni di Le Corbusier doveva essere “una macchina ideale da abitare”  e le crepe, le incrinature umane dei personaggi che lo abitano. Il film si conclude con uno spettacolo allestito nel giardino della villa sotto una tenda, dove i protagonisti diventano spettatori del loro stesso disagio; l’allestimento all’Arsenale evoca questa scena finale, in quanto il film è proiettato in una struttura fatta di tende colorate, contenente le stesse sedie presenti nel film.

Altri due lavori documentano performance meno narrative e teatrali: Tree Dance (1971, film 16mm b/n trasferito in video) si basa sulla registrazione di una  performance “storica”  di Gordon Matta-Clark ispirata ai rituali di fertilità primaverile che l’artista eseguì con una rete di corde e scale installate tra i rami di un albero; mentre l’installazione a doppio schermo Proteo dei due giovani artisti barcellonesi Bestuè/Vives mostra le trasmutazioni di un singolo attore da uomo a cavallo a motocicletta attraverso un veloce cambio d’abiti, un omaggio al famoso attore-trasformista di inizio secolo Leopoldo Fregoli ma anche un ironico commento sulle tematiche dell’ibrido post-human.

Per quanto riguarda le riflessioni sulla prassi artistica, paradigmatico è il film di John Baldessari  Six Colorful Inside Jobs (film 16 mm trasferito in video, 1977), in cui un giovane studente allievo dell’artista viene ripreso per sei giorni mentre dipinge una stanza, ogni giorno di un colore diverso, “riposandosi” la domenica. Concettuale e minimalista, l’opera di Baldessari, a cui quest’anno è stato assegnato il Leone d’Oro alla carriera, rappresenta una riflessione ironica sul’arte e il ruolo dell’artista. Il tema viene ripreso, ma utilizzando un registro totalmente diverso, nel bel video della giovane artista francese Dominique Gonzalez-Foerster De Novo, incentrato sul racconto autobiografico delle ansie creative e delle aspettative  legate al fatto di essere stata invitata per la quinta volta a presentare un lavoro alla Biennale, sullo sfondo di un’affascinante Venezia vissuta come  “luogo del delitto” dove l’assassino ritorna ossessivamente.  L’installazione dell’artista algerino Philippe Parreno, El sueño de una cosa (2001), propone un’articolata riflessione sui temi della paternità e delle riletture artistiche. Il lavoro trae spunto dai White Painting (1951) di  Robert Rauschenberg, una serie di monocromi bianchi considerati da Rauschenberg “un’ emergenza” e definiti da John Cage, che si era ispirato ad essi per comporre la famosa partitura  4 minuti e 33 secondi di silenzio (1952), “aeroporti per luce, tenebre e particelle”. Partendo da queste definizioni, Parreno costruisce un’installazione in cui riproduce una versione dei  monocromi di Rauschenberg, che ad intervalli di 4 minuti e 33 secondi si trasformano in “schermi” su cui viene proiettato un suo film. Girato su un’isola norvegese al Polo Nord, il film, della durata di un minuto, mostra immagini di paesaggi nordici dalla qualità onirica, immersi nella strana luce bianca del sole di mezzanotte,  con un’accompagnamento musicale che riprende l’inizio di Desert (1954) di Edgard Varese. Molteplici sono le suggestioni derivanti da questo lavoro sofisticato e minimalista, che citando determinati artisti ed evocando “deserti”, “paesaggi senza tempo”, “pause di silenzio” sembra voler alludere alla necessità, in alcuni momenti, di  effettuare “azzeramenti”di vario genere, per far affiorare nuove configurazioni di senso.

Se nell’installazione di Parreno il quadro si trasforma in schermo, in altri lavori proiettori e pellicole assumono valenze scultoree, svelando i meccanismi di riproduzione dell’immagine. In Coro Spezzato: The Future lasts one day dell’artista italiana Rosa Barba, cinque proiettori 16 mm, opportunamente modificati e sincronizzati,  riproducono sulle pareti circostanti frammenti di frasi che compongono un testo poetico su un nuovo futuro collettivo, realizzando una sorta di performance macchinica a più voci, memore della tradizione policorale veneziana. Il film dell’inglese Simon Starling Wilhelm Noack oHG documenta l’attività dell’omonima azienda metallurgica berlinese,  ed è attivato da un sofisticato meccanismo di proiezione che è parte integrante dell’opera. Si tratta di una grande scultura cinetica che ricorda una scala a chiocciola, costruita con strutture di metallo fornite dall’azienda berlinese  attraverso le quali scorre la pellicola in tutta la sua interezza: l’installazione evoca  in tal modo tutta una serie di associazioni tra la “macchina filmica” e i macchinari di precisione prodotti dall’azienda.

Una delle rare presenze di imponente installazione video di pura suggestione visiva è rappresentata da Orbite Rosse, di Grazia Toderi, consistente in  una doppia proiezione di grande impatto, in cui vedute aeree notturne di metropoli, parzialmente racchiuse in grandi ovali, si trasfigurano in paesaggi siderali, in configurazioni luminose e pulsanti che, come suggerisce il titolo,  alludono allo stesso tempo alla percezione attraverso l’occhio umano e all’immagine di una traiettoria descritta da un astro, stabilendo un legame tra  spettacolo cosmico e visioni terrene. La rappresentazione di “spazi trasfigurati” caratterizza anche l’installazione a doppio schermo dell’artista spagnola Sara Ramo, che partendo da un luogo familiare, il quartiere di Madrid dove  ha trascorso la sua infanzia, lo strasforma in uno spazio sospeso e inquietante, attraverso inquadrature claustofobiche di vicoli vuoti dove avvengono dei piccoli accadimenti apparentemente magici: una palla che rotola, una scatola di cartone che si muove, dei fiocchi di polistirolo che cadono. L’intera città di Venezia è coinvolta in un complesso e ironico progetto dell’artista brasiliano Hector Zamora, Sciame di dirigibili. L’artista  si è inventato un evento immaginario, una festa di dirigibili sopra Venezia, di cui ha lasciato “tracce storiche e testimoniali” di vario genere: una campagna pubblicitaria, cartoline, disegni dell’evento realizzate da artisti di strada, uno Zeppelin in grandezza naturale incagliato tra gli edifici dell’Arsenale e un video che mostra uno sciame di dirigibili che affollano il cielo della città. Operando negli interstizi tra realtà e finzione Zamora pone interrogativi di grande attualità sulla costruzione mediale degli eventi.

Non mancano i video d’animazione, rappresentati dai lavori di due giovani artiste che costruiscono mondi e storie di natura  molto diversa. Palestinese cresciuta tra l’America e Israele, Jumana Emil Abbud, nell’animazione The Diver (2004) impersona il suo spaesamento nella figura di un eroe che intraprende un viaggio avventuroso alla ricerca del “Cuore”, inteso come luogo di origine. La storia si ispira a ricordi di infanzia e a favole come Alice nel paese delle meraviglie, Il mago di Oz e Il piccolo Principe. Fantasie più dark vengono inscenate nei tre film Experimentet, dell’artista svedese Nathalie Djurberg, che utilizza personaggi di plastilina modellati a mano, dall’aspetto spesso inquietante e mostruoso, per narrare storie intrise di violenze, soprusi, perversioni sessuali, che ci mettono in contatto con gli aspetti più istintuali e meno controllabili della nostra psiche. I film sono collocati tra sculture altrettanto inquietanti, costituite da giganteschi fiori carnosi, arbusti dai colori violenti ed altre strane creature ibride che proiettano lo spettatore in un’atmosfera da incubo surreale. Con questo lavoro dal notevole impatto visionario ed emotivamente forte Nathalie Djurberg  si è aggiudicata il Leone d’Argento come Giovane Artista  con la seguente motivazione: “per le sue scenografie fiabesche, per le sue fantasie e per la sua ‘black pedagogy’, tenute tutte insieme in una gamma unica di mezzi espressivi”.

In conclusione la  mostra di Birnbaum contiene una significativa presenza di video, che documentano varie anime della videoarte: nei suoi rapporti con il cinema, la letteratura, le arti visive, la performane e il teatro. Tuttavia, volendo fare qualche appunto, poco spazio è stato riservato ad un tipo di sperimentazione centrata sulla specificità linguistiche dell’immagine elettronica. Non a caso, tra le “paternità artistiche” che Birnbaum ha individuato come figure chiave per un dialogo con il presente, mancano riferimenti a personaggi come Nam June Paik, Wolf Wostell, Gary Hill, Bill Viola, tanto per fare dei nomi, che hanno fornito contributi fondamentali allo sviluppo del linguaggio video sia sul fronte  della sperimentazione formale sia sul fronte della critica al sistema dei media.

Festival della Creatività

Novembre 04, 2009 By: admin2 Category: Articoli

mappamondo

 

 Al Festival della Creatività sono di scena i linguaggi della creatività nei nuovi media.

Nello spazio multidisciplinare My City si tratteggiano in modo multidisciplinare le nuove vie dell’Arte, Multimdialità, Interaction Design…

Nel padiglione Ghiaia, dalle 10 alle 24, My City guiderà i visitatori in un labirinto creativo di percorsi espositivi, a cavallo tra arte e tecnologia. Il progetto di Creative Social Network Switch sulla costante mutazione della città e sulla mancanza di comunicazione che minaccia i suoi abitanti propone una serie di interventi di indagine urbana attraverso i linguaggi delle arti tecnologiche e dei nuovi media: un lavoro multidisciplinare incentrato sulle tendenze artistiche recenti che coniugano comunicazione sociale, tessuto urbano e innovazione. La mostra MORE MEDIA, my social city lancia l’interaction designing come forma d’arte, ricerca e intrattenimento: il progetto presenta installazioni interattive concepite per eventi e spazi pubblici, coinvolgendo alcuni dei più importanti artisti internazionali del campo. La sezione GRAFICICREATIVI.COM è più di un portale: è un social network, un’effervescente community dedicata al graphic design. Il Progetto di arte pubblica per la zona dell’Osmannoro (Firenze) dei gruppi Florence Art Factory – Influx – Selfish getta uno sguardo altro sui territori di confine della periferia industriale. La XI edizione del master in Multimedia Content Design dell’Università di Firenze presenta TANGerINE cities, le città sonorizzare del futuro grazie alla manipolazione di oggetti sonori ispirati.

Ancora, alcuni dei progetti in mostra a Making Ideas Happening, la sezione che espone i lavori del corso di laurea in Interaction Design dell’Università Iuav di Venezia, sono stati sviluppati da H-Farm, l’incubatore di aziende operanti nei nuovi media, per finire sugli schermi di computer, telefoni cellulari, ma anche su alcuni modelli di auto e nelle videoinstallazioni urbane. Tra gli esempi di connubio tra forme tradizionali d’arte e nuove tecnologie in vetrina nella sezione, presentati dagli allievi dello Iuav, OTTO, lo strumento musicale elettronico di Luca De Rosso e ThoundSocial, il network di condivisione e composizione musicale di Francesco Fraioli. Completano il quadro delle mostre nell’area Ghiaia la rassegna di video-art motion.CUBE e i progetti START di MAI lab e MoonLanding

DiArte 2009

Ottobre 21, 2009 By: admin2 Category: Comunicazioni

Immagi54543ne

Evoluzione del progetto Digiarte, giunge alla sesta edizione e si espande al di fuori dei confini dell’arte digitale aprendosi a ogni forma artistica, purché nuova e stimolante.
Il Tema di quest’anno è: “Materia/Antimateria” ed è perfetto per inaugurare questa nuova fase dove si presenta il nostro punto di vista, ovvero che la distinzione netta tra analogico e digitale è oramai non più necessaria e spesso impossibile da attuare vista l’infiltrazione della tecnologia nella nostra vita e dunque anche nell’atto di produrre arte.

Rimane infatti nel nostro DNA la forte attenzione verso le nuove tecnologie e l’uso di quest’ultime per fare arte ma senza quei vincoli che ci eravamo prefissati e che adesso ci sembrano solo limitazioni inutili.

Sei anni fa forse aveva senso mettere l’accento su arte “digitale” adesso non più!

manifesto

Sabato 31 Ottobre: Inaugurazione della mostra presso Centro Espositivo Antonio Berti (Via Bernini, 57 – Sesto Fiorentino) con il concerto per Iphone e Violino composto e suonato da Marco Morandi, al violino Chiara Bondi. (La mostra si concluederà Sabato 21 Novembre)

Sezione Digiarte

  • Augmented Reality: Critian Contini, esperto di nuove tecnologie, curerà il design della copertina del catalogo con un oggetto di Augmented Reality.
  • Maria Adele Macchioni “Da grande voglio fare il polistirolo”
    presenta il progetto “Sono una Piccola Ape Furibonda” basato su originali scatti in controluce e sovraesposti.
  • Corso di fotografia digitale (Settembre-Novembre): In collaborazione con la Cooperativa Macramè (http://www.coopmacrame.it/) i ragazzi che frequentano il centro potranno partecipare a un corso gratuito di fotografia dove imparare a usare la macchina fotografica e come si imposta un “reportage”. Grazie al corso potranno documentare le attività della Cooperativa. Al termine del corso le foto saranno esposte alla Palazzina Berti e pubblicate sul catalogo di DiArte2009
  • Concerto per Iphone e Violino (Sabato 31 ottobre) che approfondisce il tema di come il digitale sia sempre più “mimetizzato” all’interno di ogni forma d’arte: “mimetismo digitale”. Sarà organizzata una performance che includerà musica eseguita con iphone e violino, fondali digitali (realizzati da fotografie create per l’occasione dai partecipanti), vj-set.

Sezione DiArte
Saranno esposti i lavori degli artisti:

  • Iacopo Castellani con il progetto “Musica per pezzi di cuore” realizzato con fotografia, metallo, resine, prato
  • Cosimo Brunetti con la serie di quadri “incomprensione
  • Fabio Masini – “All around your heart“, realizzato in piombo e vetro rosso.
  • Caterina Pecchioli con il video “Chalk Line

Altre info: www.digiarte.info

MATTEO BASILÉ alla galleria Biasa Art-Space di Bali

Ottobre 20, 2009 By: admin2 Category: Comunicazioni

MATTEO BASILÉ

shapeimage_5

È in corso la mostra personale, THISORIENTED 2ND STAGE, presso la galleria Biasa Art-Space di Bali. Curata da Achille Bonito Oliva, la mostra intende presentare la nuova ricerca dell’artista con opere appositamente realizzate che seguono il percorso di quelle presentate alla Biennale di Venezia.

QUANDO: fino al 30 ottobre 2009.
DOVE: presso Biasa Art Space
INFO:+62 361 8475766

info@biasaart.com

www.biasaart.com

TEC-ART-ECO presenta Extracorpi : La Bellezza Remixata

Ottobre 20, 2009 By: admin2 Category: Comunicazioni

!cid_image001

Arte e Tecnologia per l’Ambiente

EXTRACORPI: LA BELLEZZA REMIXATA

23-26 ottobre 2009

Lugano – Gallarate

Un programma triennale (2009-2011) di festival interdisciplinari itineranti nella regione Insubrica incentrati sul potenziale artistico delle tecnologie e finalizzati allo sviluppo di un modello pilota di evento culturale eco-sensibile.

Anteprima in ottobre 2009 con Marcel.lì Antùnez Roca (E) e Stelarc (AUS), artisti cult della scena cyborg mondiale.

Immagin5e

Arte, innovazione tecnologica, comunicazione e sostenibilità si incontrano in Tec-Art-Eco. Arte e tecnologia per l’Ambiente, progetto promosso dalle Associazioni culturali Ariella Vidach – AiEP (MILANO) e Avventure in Elicottero Prodotti (LUGANO) col sostegno del P.O. di Cooperazione Transfrontaliera Italia – Svizzera 2007-2013.

Una proposta culturale itinerante nel territorio della Regione Insubrica (Lugano-Como-Varese) incentrata sul potenziale delle nuove tecnologie per consegnare un modello pilota di evento culturale eco-sensibile che rimanga nel tempo.

L’appuntamento in programma dal 23 al 26 ottobre tra Lugano e Gallarate, La Bellezza remixata, è il primo di un programma triennale (2009-2011) di festival interdisciplinari, laboratori produttivi, workshop e tavole rotonde con ospiti internazionali. Un’apposita sezione dei Festival sarà invece dedicata alle opere realizzate da giovani artisti, selezionati tramite bando, al termine di un percorso formativo multidisciplinare tra arte e tecnologia.

Protomembrana_1_Marcel.lì_Antunez_Roca_Ph_C_Rodriguez

Interpreti cult della scena cyborg internazionale, Marcel.lì Antùnez Roca, tra i fondatori de La Fura dels Baus, e Stelarc, artista e performer australiano, presenteranno spettacoli e performance, terranno laboratori produttivi rivolti a giovani artisti e per la prima volta al mondo si incontreranno per un testa a testa che metterà  a confronto il loro percorso artistico e di ricerca.

PROGRAMMA

23 ottobre 2009 ore 20.30

Lugano Teatro Cittadella

In collaborazione con Città di Lugano – Dicastero Attività Culturali / Settore Spettacoli

Costi degli spettacoli e prenotazioni su www.luganoinscena.ch

EPIZOO

performance installativa di Marcel.lì Antunez Roca (E)

Epizoo è uno tra i primi esempi di applicazione di tecnologie informatiche al corpo umano e si basa su un sistema interattivo che permette allo spettatore di controllare gli elementi scenici compreso il corpo stesso dell’artista: agendo su un mouse, infatti, gli spettatori azionano i meccanismi pneumatici dell’esoscheletro robotico indossato dall’interprete, muovendo naso, natiche, pettorali, bocca ed orecchie di Marcel.lì immobile su una piattaforma rotante.

Un’interfaccia simile ad un videogioco dà vita a undici scene interattive in cui sequenze animate riproducono la figura dell’artista ed indicano la posizione ed il movimento dei meccanismi. Grazie a questa applicazione esclusiva, l’utente, ‘manovrando’ il corpo dell’artista attraverso il mouse, interviene direttamente anche su luci, immagini e suoni della performance.

PROTOMEMBRANA

performance conferenza meccatronica di Marcel.lì Antunez Roca (E)

Protomembrana è una performance – conferenza sulla Sistematurgia (letteralmente ‘drammaturgia dei sistemi informatici’), sviluppata come un romanzo, un susseguirsi di racconti. Oltre alla narrazione verbale, la performance utilizza l’animazione grafica, la musica e l’illuminazione, controllate per mezzo di varie interfacce interattive, e ciascuno dei nuclei drammaturgici presenta e utilizza un particolare dispositivo sviluppato da Marcel.lì, tra cui una macchina fotografica/pistola che cattura i volti di spettatori volontari inserendoli nella narrazione come protagonisti di alcune animazioni, o il joy-dreskeleton, un costume sensibile al tocco che, indossato da un volontario, permette di trasformarlo in un’interfaccia audio-visiva interattiva.

L’utilizzo di questi apparecchi fa di Protomembrana un processo ipnotico e magico.

24 ottobre ore 15.00

Lugano Palazzo dei Congressi

Ingresso gratuito

INCONTRO

Dal Cyborg al post-human: il ronzio dell’ibrido e la sistematurgia

Per la prima volta Marcel.lì Antunez Roca e STELARC si incontrano e si confrontano su temi come l’ibridazione, la sistematurgia, il cyborg.

Intervengono: Pier Luigi Capucci, Tommaso Trini, Marco Mancuso, Carlo Infante, Maria Grazia Mattei

Dal 25 ottobre 2009 al 21 febbraio 2010 / Inaugurazione 24 ottobre ore 17.00

Lugano Villa Ciani, Villa Malpensata, Museo Cantonale d’Arte

Ingresso gratuito

MOSTRA

AUTOMATA: Corpo Automi Robot

La Mostra si propone di affrontare in maniera interdisciplinare il rapporto tra il corpo umano e la rappresentazione che di esso è stata data da parte della arti, della scienza, e della tecnologia, soprattutto per quanto riguarda la dinamica dell’imitazione del corpo (con gli automi) e della sua sostituzione (con i robots).

All’interno della mostra sarà visibile una retrospettiva video sulle opere di Marcel.lì Antunez Roca e opere fotografiche di Stelarc.

25 ottobre ore 10.30-20.30

Gallarate GAM – Galleria D’Arte Moderna

Ingresso gratuito

VIDEOANTOLOGIA

OBSOLETE BODY

Videoantologia di opere storiche di STELARC, selezionate dall’artista.

25 ottobre ore 14.30-17.30

Gallarate GAM – Galleria D’Arte Moderna

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria

WORKSHOP-LABORATORIO

Ridisegnare il corpo / CORPI OBSOLETI

Conduce: STELARC (AUS)

L’artista presenta le visioni che hanno generato le sue cyborg-sculture. Dal Movatar (avatar virtuale dotato di intelligenza artificiale capace di muoversi e interagire con il mondo reale) agli arti prostetici (prosthaetic head, third arm, ear on arm) all’exoskeleton (locomotore pneumatico che, rispondendo ai comandi dell’utente, ne amplia i movimenti).

25 ottobre ore 18.30

Gallarate GAM – Galleria D’Arte Moderna

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria

CONFERENZA – PERFORMANCE

AVATARS HAVE NO ORGANS

Stelarc (Aus), interviene Marcel.lì Antunez  Roca (E)

Incontro sui temi: L’ibridazione tra corpo e macchina come risposta all’obsolescenza del corpo e ai limiti fisiologici evidenziati dalle sollecitazioni della nostra società.

Segue performance di Stelarc in SECOND LIFE

26 ottobre ore 14.30-17.30

Lugano Aula Magna SUPSI

Ingresso 10 CHF

WORKSHOP-LABORATORIO

Ridisegnare il corpo 2 / SISTEMATURGY

Conduce: Marcelì Antunez Roca

Laboratorio – seminario sui sistemi interattivi sviluppati da Marcel.lì e il suo team di programmatori.

Il laboratorio intende fornire ai partecipanti gli strumenti per comprendere il percorso creativo e produttivo dell’artista catalano da anni impegnato in un lavoro trasversale tra arte visiva e performativa.

Contatti:

Ufficio Stampa: Sara Prandoni / AiEP

info@tecarteco.net; tel. +39 02 345 0996

www.tecarteco.net

LUOGHI:

-GAM – GALLERIA D’ARTE MODERNA

Viale Milano 21, Gallarate, Varese

0331 791266 | eventi@gam.gallarate.va.it

-PALAZZO DEI CONGRESSI

piazza Indipendenza 4, Lugano

-TEATRO CITTADELLA

Corso Elvezia 35, Lugano

-SUPSI – Campus Trevano

CP 105, CH – 6952, Canobbio

FESTIVAL DELLA CREATIVITA’ : chiusura manifestazione

Ottobre 19, 2009 By: admin2 Category: Comunicazioni

FESTIVAL DELLA CREATIVITA’

Il Festival chiude lanciando un link con Expo 2010 di Shangai

“lI Festival della Creatività si conferma uno degli eventi culturali più importanti nel panorama nazionale”. E’ il bilancio di Claudio Martini, Presidente della Regione Toscana, nella conferenza stampa di chiusura della manifestazione che dal 15 al 18 ottobre ha affollato la Fortezza da Basso di Firenze.

900_festival_2009_1

Il tema scelto quest’anno, “Città future, il futuro delle città”, si è rivelato azzeccato e  di grande attualità, capace di mobilitare e attrarre visitatori per tutta la durata del Festival. Tante le città protagoniste di questa manifestazione, in un’ottica glocale: New York, Dubai, Istanbul, Pechino, Il Cairo e San Paolo al fianco di Livorno, Carrara, Pisa e Firenze.

“La formula del Festival riscuote successo perché è un evento popolare e aperto a tutti, senza limiti di età. Abbiamo puntato sulla qualità dei dibattiti sulla contemporaneità che ha reso possibile trattare questo tema con tanti approcci diversi”, ha detto Martini.

Gli eventi più apprezzati sono stati i dibattiti e i Bar Camp sul futuro della città, sui piani urbanistici e sui progetti infrastrutturali che interesseranno la Toscana: segno della voglia di partecipazione civile e di condivisione da parte dei cittadini. Così i visitatori sono stati più che semplici spettatori, ma veri e propri protagonisti del Festival.

_BLU0448.nodo

Affollatissima anche l’area Kids for City ed eventi di forte richiamo culturale come la proiezione di “Luci della Città” di Charlie Chaplin, con la colonna sonora eseguita dal vivo dall’Orchestra Regionale Toscana diretta dal maestro Timothy Brock.

_MG_0222.nodo

Dal palco del Cavaniglia Claudio Martini ha rilanciato l’ “Appello per la nostra Costituzione”, che ha già raccolto oltre 4000 adesioni da tutto il mondo attraverso il web: “La difesa della Costituzione è un tema che chiama in causa l’equilibrio fra i poteri istituzionali. La Costituzione del 1948 rimane uno degli atti di creatività più importanti della storia italiana” ha concluso Martini.

social-network8

Paolo Chiappini, Direttore della Fondazione Sistema Toscana, ha posto l’accento sul variegato pubblico che in questi giorni ha popolato la Fortezza: da 0 a 86 anni. “La memoria storica di questa edizione va dal 1923 al 2009. Francesca, di 10 mesi, è stata la nostra visitatrice più giovane accolta al Baby Care. Yona Friedman, 86 anni, è l’ospite che, grazie alla sua esperienza, ha reso affascinante la riflessione sul futuro della città”.

“Per noi fare rete è più importante di fare massa. Il network ha reso il Festival partecipativo e coinvolgente. Lo testimoniano gli oltre 6200 post-it attaccati alle pareti degli stand, in cui i visitatori hanno lasciato al sindaco un pensiero sul futuro di Firenze o commenti spontanei sulla manifestazione. Anche il Social Media Point e i Bar Camp sono stati momenti di confronto e interazione molto apprezzati dal pubblico”.

Il Festival ha avuto due dimensioni: quella “reale” degli eventi alla Fortezza e quella “virtuale” del web, con gli oltre 320mila accessi alle dirette web e i circa 3 milioni di contatti al sito ufficiale del Festival. “Con internet e le riprese live di intoscana.it il Festival è arrivato direttamente nelle case”.

E’ stato un Festival 2.0: ogni evento è stato documentato in tempo reale sulle pagine dedicate di Twitter, Facebook, Linkedin, You Tube, My Space, Flickr, Friendfeed.

Paesaggio, onda, viral, riuso, conversazione sono le cinque parole chiave del Festival, emerse dall’interazione fra i partecipanti durante i Tag & Wine quotidiani curati da Carlo Infante, Mirko Lalli e Giuseppe Burschtein.

_O6I6580_0.nodo

Daniele Lauria, Direttore Artistico del Festival della Creatività, ha commentato: “Siamo rimasti piacevolmente colpiti da come gli ospiti e i protagonisti del Festival hanno interpretato il tema di quest’anno mettendo in mostra progetti straordinari come quello della città riciclante. E’ percepibile anche in questa ultima giornata un’energia contagiosa e la volontà condivisa di proseguire nel lavoro di rete e progettare le città del futuro. Da uno degli incontri di ieri potrebbe essere già nato il titolo dell’edizione 2010, grazie a un ponte con l’Expò di Shanghai: better life ovvero come la creatività può migliorare la vita di tutti noi”.

DeGustiBooks chiude in grande stile

dolci.nodo

Curiosi e appassionati di buona cucina e buone letture ancora una volta hanno affollato gli stand di deGustiBooks. Tanti protagonisti hanno regalato al pubblico della rassegna fiorentina un tuffo tra i piaceri del palato e della mente. Direttamente dalla multietnica Londra, il foodtrotter di cui sentiremo parlare molto in futuro, Simon Majumdar. Grande il successo del concorso “Il mio panino d’autore… metropolitano” by Negroni, dei laboratori sul caffè, delle degustazioni di vino e delle creative installazioni di Infinite Trame, il Gusto del riciclo, Food House e degli originali Orti Urbani.

TimTribu Skate Cup

Stampa

La manifestazione di skater nel piazzale della Fortezza, organizzata da Vans, è stata vinta da Bruno Aballay seguito da Tomas Vintr e Mauro Caruso.

Il Premio per il Best Trick – la più bella evoluzione sulla tavola – è andato a Fabrizio Venosa.

RUBER RUBRA RUBRUM…E’ COME DIRE ABRACADABRA

Ottobre 09, 2009 By: admin2 Category: Comunicazioni

Tre doppie personali sul filo del dionisiaco


Tiziana Contino 'Nesso di causalità'

Un percorso che coinvolge tutti i sensi nel cuore di Morbegno e della sua identità di sapori e odori. Il viaggio sensoriale tra i vini e i prodotti della tipicità valtellinese e i luoghi più suggestivi del paese, diviene occasione di dislocazione, di una esperienza suggestiva ed inusuale anche nell’arte contemporanea. Un progetto di possibilità, di trasversalità, di avvicinamento possibile tra arte e buon cibo.

Giovanni Gaggia 'Solve et coagula' 3

Negli spazi insoliti ed affascinanti della cantina Municipio di Morbegno il percorso di senso sul filo del dionisiaco e della lucida alterazione, della congiura sinestetica della percezione, ha avuto inizio venerdì 2 Ottobre con il video Nesso di  causalità di Tiziana Contino deflagrante e vibrante, “una cristallizzazione in telecamera fissa di un legame inquietante tra gli accadimenti” che è diventato a sua volta relazione con l’intenso intervento performativo di Giovanni Gaggia dal titolo Solve et Coagula. “Un lenzuolo candido, come un sudario, in ostensione, supporto che media e consente una presenza ectoplasmatica in bianco e nero, da tavola anatomica, analitica, da dissezione. Il moto è l’inversione, il rovesciamento oscuro, restituire consistenza liquida di impronta all’imago. Lasciare traccia, presenza” (dal testo critico di Simonetta Angelini) del cuore sacro, della cicatrice preziosa che ricorda la ferita. In sottofondo, autonomo e interagente, l’intervento sonoro di David Starr :” Un sentire che si fa più intenso quando al portato semantico delle immagini esposte si unisce il sonoro dell’installazione di David Starr. La lotta tra il bene e il male, il peccato, sono parole appena udibili. Le campane lontane si accostano e sovrappongono alle note di un organo e all’eco delle voci nella navata di una chiesa. Suggestioni che arrivano intatte, rimandando direttamente a un contesto specifico. Suoni di richiamo e monito, che si dissolvono in una composizione lineare basata su una vibrazione monotona e insistente, percorsa da leggere variazioni” (dal testo critico di Cristina Petrelli).

Domenico Buzzetti 'Conscientia tremens'

Il sangue sparso, gocciola, come un fil rouge nella stanza sottostante che ospita i lavori di Domenico Buzzetti. “Alle pareti un’immagine bianca e una nera. Il taglio compositivo nega l’identità delle figure, privandole del volto, e le trasforma in elementi dalla forte valenza simbolica. Nel candore assoluto del bianco, appare una giovane figura femminile a torso nudo. Nitido nella luce, il suo corpo sensuale e attraente rappresenta il desiderio. L’essere donna sottolinea quel dominio dei sensi sulla ragione, parte istintiva e irrazionale dell’esistenza, che costituisce la vita stessa. L’energia naturale s’incarna in lei e trova, nello straordinario atto del concepimento, l’espressione più pura dello «spirito dionisiaco» (Cristina Petrelli).

Max Bottino 'Freak'

La lucida alterazione dei sensi e del senso proseguirà venerdì 9 Ottobre alle ore 18.00 con l’intervento artistico di Max Bottino e Desiderio curati da Susanna Ferretti, in una logica dialettica di relazione e dialogo reciproco e con gli altri lavori in mostra. “L’azione presentata a Morbegno dai due artisti, come in un gioco di specchi, condensa nello spazio della cantina tutte le sfaccettare della natura umana e quella forza dirompente dell’impulso vitale senza il quale tutto sarebbe terribilmente piatto. (…) L’azione di entrambe gli artisti non giudica l’uomo contemporaneo, non lo condanna, al contrario si nutre insaziabile, fino all’ebbrezza, della sua esistenza. In un delirio mistico Bottino e Desiderio fanno respirare al pubblico quell’impulso vitale presente in ogni individuo” (dal testo critico di Susanna Ferretti).

Luogo: Cantina Municipio, Piazza S. Pietro, Morbegno (SO)

Coordinamento e comunicazione: Sponge  ArteContemporanea

Seconda apertura:  Venerdì 9 ottobre, ore 18:00

Periodo: 2 ottobre – 1 novembre

Orario: Venerdì 9 ottobre dalle 20.00 alle 23.00, Sabato 3 e 10 ottobre dalle 16.00 alle 23.30 , Domenica 4 e 11 ottobre dalle 14.00 alle 20.30, Venerdì 17 e Sabato 18 dalle 16.00 alle 19.00, gli altri giorni apertura su prenotazione

Info: +39 328 3688165, pressoffice@spongeartecontemporanea.net

www.spongeartecontemporanea.net

ERIK NATZKE: Form follows Nature

Ottobre 09, 2009 By: admin2 Category: Articoli

23

mostra personale – Galleria Allegretti Contemporanea

a cura di Luca Barbeni

Share Festival 2009

“New needs need new techniques. … It seems to me that the modern cannot express this age, the airplane, the atom bomb, the radio, in the old forms of the Renaissance or of any other past culture. Each age finds its own techniques …” Jackson Pollock

Erik Natzke è un artista, designer e programmatore che crea e materializza le sue idee attraverso l’immaterialità del codice informatico. La sinergia data dalla sua sensibilità e dalla sua testardaggine gli ha permesso di spingere i limiti di questo media oltre le metodologie conosciute.

Il suo è un percorso di ricerca estetica e metodologica, dove il codice e numeri generano bellezza. Natzke, quando vuole disegnare un soggetto, non prende in mano la matita, ma apre il software editor di Flash e inizia a scrivere codice.

Natzke utilizza la programmazione per creare i suoi strumenti, i suoi colori, e quindi definire il suo vocabolario pittorico. Un vocabolario molto personale e unico. La sua ricerca artistica può essere vista come un ponte tra l’impressionismo e l’espressionismo.

Impressionista nella sua ricerca del colore più che del soggetto, espressionista nella presenza di un “gesto digitale” che rende dinamiche le forme. Impressionista quando rappresenta la natura, espressionista nelle sue opere più astratte.

Procedendo per passi successivi cambia una linea di codice, modifica una variabile, definisce differenti valori di un codice che dovrà generare delle forme e dei colori.

Natzke non si accontenta degli strumenti a sua disposizione per creare colore digitale e accedendo direttamente sul codice mette le mani sui pigmenti digitali e come un contemporaneo alchimista crea i colori di cui ha bisogno.

Il suo processo creativo non nasce solo in sede di programmazione, né nel momento in cui contempla la natura, si tratta di un continuo mutuare di forme, pattern, colori, processi, dinamiche tra l’universo materiale e quello immateriale. Le forme seguono la natura.

All’interno del festival gli sono stati dedicati due momenti speciali, al fine di massimizzare l’impatto di questo artista così importante per la creatività digitale.

Venerdì 6 novembre Natzke presenta una Lectio Magistralis sul suo percorso di ricerca, un filone di cui lui è uno dei capostipiti e che ha generato molti discepoli.

Sabato 7 novembre inaugura la mostra personale a lui dedicata, presso la Galleria Allegretti Contemporanea, dove presenta una selezione delle sue ultime opere.

http://jot.eriknatzke.com/