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Osservatorio di Cultura Digitale
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Future Film Festival 2011

Giugno 14, 2011 By: admin2 Category: Articoli

Future Film Festival 2011

Di Carmen Lorenzetti

La tredicesima edizione del Future Film Festival, che si è chiusa sabato 23 aprile, è durata meno rispetto agli anni scorsi (quattro giorni invece di sei) ed ha visto una riduzione di quantità di incontri e film, questi ultimi già l’anno scorso ridotti di numero rispetto agli anni precedenti con la disponibilità di un’unica sala di proiezione. Rimane tuttavia un appuntamento interessante, di livello internazionale ed indispensabile nel panorama un po’ asfittico bolognese. Si sono visti venti lungometraggi, con molte prime, otto erano i film in concorso per il Platinum Grand Prize, sessantadue sono stati i cortometraggi provenienti moltissimi dalla Francia che si conferma paese guida nell’ambito dell’animazione. E’ stato introdotto un nuovo premio dedicato a La Polla, docente e collaboratore del festival di recente scomparso, dato a una tesi di laurea sull’animazione e le nuove tecnologie, che è andato a Alessandro Giordano per una tesi sui Mondi Invisibili. Per i corti il secondo premio del pubblico è andato ex-aequo a Mobile della tedesca Verena Fels e a Rubika di Claire Baudean, Ludovid Habas, Mickael Krebs, Julien Legay, Chao Ma, Florent  Rousseau, Caroline Roux, Margaux Vaxelaire (Francia), il primo premio invece a Le Royaume/The king and the beaver di Nuno Alves Rodrigues, Oussama Bouacheria, Julien Cheng, Sébastien Hary, Aymeric Kevin, Ulysses Malassagne, Franck Monier (Francia), che narra in un infantile 2D di un re che si fa costruire un castello-torre in legno da un castoro, che però cade e allora si rivolge nel suo delirio alle talpe per farsi fare un castello-sotterraneo. La giuria di esperti degli shorts ha dato la menzione speciale a Rubika per “l’intuizione di trasformare un gioco tradizionale (il cubo di Rubik appunto) in un thriller gravitazionale”, con la terra per l’occasione trasformata in un gigantesco cubo. Il primo premio della giuria è stato elargito a Bottle di Kirsten Lepore (USA) per “la capacità di scaldare il cuore con una storia d’amore narrata con materiali poveri” quali il personaggio di sabbia di una spiaggia delle calde latitudini e la palla di neve di un blocco antartico sulla riva del mare, che alla fine decidono d’incontrarsi nelle profondità dell’Oceano, ma prima di raggiungersi si sciolgono e tutto finisce. Il Platinum Grand Prize è andato per la menzione speciale a Paul dello statunitense Greg Mottola per “la capacità di integrare personaggio digitale con il contesto reale”, invece il primo premio è stato dato a No Longer Human del giapponese Morio Asaka, storyboard artist e regista per il famoso studio MadHouse. Si tratta dell’adattamento del romanzo psicologico Ningen Shikkaku scritto da Osamu Dazai nel 1948, in cui viene narrata la storia di un giovane artista, che poi si scopre in realtà disegnatore di manga, dalla vita tormentata dalla ingombrante presenza (descritta in termini espressionistici quasi munchiani) di un lato oscuro che lo allontana dalla capacità di interagire in modo sano e concreto con la società. La storia si dipana con un andamento delicato ed introspettivo, coadiuvata dai disegni di fragile ed incantata bellezza di personaggi che talvolta si incastonano nei paesaggi come quadri del designer Takeshi Obata. Forse solo un altro film può avvicinarsi alla espressione lirica del vincitore, che tuttavia non era in concorso: Arrietty del giapponese Hiromasa Yonebayashi animatore dello Studio Ghibli (per il quale ha lavorato in La principessa Mononoke, 1997; La città incantata, 2001; Il castello errante di Howl, 2004 ecc). E’ la storia di piccoli esseri dall’aspetto umano, ma grandi pochi centimetri, che vivono prendendo in prestito ciò di cui hanno bisogno dagli umani, che però si rivelano crudeli e quindi i piccoli vivono nella paura e sono costretti ad andarsene dalle case degli umani grandi qualora vengano scoperti, come accade alla piccola protagonista Arrietty e alla sua famiglia. Altro film in concorso piuttosto deludente è stato Mars dello statunitense Geoff Marslett, che narra di una nuova corsa allo spazio tra NASA ed ESA per andare a conquistare Marte, con i tre astronauti della navicella protagonisti del viaggio. Viene utilizzata la tecnica del rotoscopio, cioè vengono ricalcate con il disegno le riprese dal vero. Ma i contorni troppo neri appesantiscono le figure, che non sono all’altezza di altri esempi meglio riusciti come Waking Life e A Scanner Darkly di Richard Linklater. Classico colossal del Sol Levante avventuroso e molto commerciale in concorso è Detective Dee and the mistery of the phantom flame del prolifico regista di Hong Kong Tsui Hark. E’ una storia epica con attori veri che narra gli ostacoli frapposti all’ascesa al trono della prima imperatrice donna della dinastia Tong (690 d.C.) legati ad una misteriosa fiamma mortale che si sviluppa dall’interno dei corpi di personaggi vicini all’imperatrice Wu Zetian. Dee svelerà attraverso duelli spettacolari e pieni di effetti speciali il mistero del complotto.

La serata inaugurale è stato proiettato Cappucetto Rosso Sangue della statunitense Catherine Hardwicke, che narra le vicende di un villaggio tormentato da un licantropo che uccide da anni gli abitanti. Al centro della storia c’è una giovane contesa tra due ragazzi, il ricco e il povero, che cercheranno di salvarla dal licantropo che la vuole portare con sé, per scoprire alla fine che… ma non voglio svelare la fine della storia. Il licantropo enorme fuori misura, risulta forgiato dagli incubi e tutto sommato è una figura un po’ ridicola. E’ stato poi dedicato uno speciale a Luc Besson di cui sono stati proiettati cinque film, tra cui gli ultimi Arthur et la guerre des deux monds, il terzo della saga, e Adèle e l’enigma del faraone. Il regista francese ha poi partecipato ad un animato incontro con il pubblico in cui ha svelato che al centro dei suoi film c’è sempre se stesso e l’onestà con cui si pone di fronte a una storia che deve potere parlare a tutte le persone, da qualsiasi paese provengano. L’ispirazione gli deriva dalla vita e dalla sua attitudine di avere i sensi ben desti nei confronti di ciò che di straordinario può sempre accadere. Afferma infine che non è poi così diverso dirigere attori veri o fare un film di animazione, dato che il punto di partenza è identico, poiché gli attori indossano le loro tute con i punti di riferimento, che poi serviranno agli sviluppatori. Ha poi parlato della sua collaborazione con Moebius, con cui ha lavorato per un anno durante la preparazione del Quinto Elemento, cui è stato dedicata la conferenza successiva. Si trattava di una lunga intervista in francese al grande disegnatore. Per tornare a Besson, ha terminato con una frase, che forse dovrebbe essere maggiormente diffusa, soprattutto tra coloro che sono eccessivi fans della tecnologia fine a se stessa: “un brutto film in 3D continua ad essere un brutto film”.

Valeva la pena di vedere Surviving Life del ceco Jan Svankmajer, maestro storico dell’animazione soprattutto in stop motion, ispiratore di registi come Tim Burton. La storia deve molto ad accostamenti surreali della tradizione anche pittorica degli anni trenta, con una trama dove sogno e realtà si sovrappongono con un sottofondo psicanalitico ed ironico. La semplicità del tratto restituito con semplici disegni e collage sulle persone vere con ampio uso di disgustosi primi piani rende la produzione fresca e godibile.

Uno dei focus era dedicato alla Cina con la sua regione dello Zhejiang, dove sono nate recentemente nuove case di produzione. Al festival è stato presentato un lungometraggio d’animazione in concorso: The dreams of Jinsha del regista cinese Cheng Deming, un tuffo in un passato mitico d’una civiltà sull’orlo della catastrofe salvata dal bambino protagonista della storia. Il risultato è stato piuttosto deludente, troppo lungo e con poco ritmo.

La proiezione dell’ultima serata è stata dedicata a I guardiani del destino di George Nolfi, liberamente tratto dal racconto di Philip K. Dick Adjustment Team. Si tratta di una potenza aliena e fantascientifica impersonata da uomini che dominano le scelte umane, apparentemente anche quelle più imperscrutabili e libere come l’amore. Così che il candidato a senatore degli Stati Uniti (Matt Damon) non è libero di amare una donna incontrata per caso (Emily Blunt), perché sarebbe secondo i guardiani un ostacolo per la sua futura carica di presidente degli USA. Ma il protagonista non si sottomette a questa legge apparentemente inscalfibile e si proclama fautore del proprio destino, vincendo. L’intreccio e il contenuto interessante forniti da K. Dick non riescono ad elevare il film ad un buon livello qualitativo.

Dato che abbiamo iniziato dalla serata finale non possiamo che terminare con l’evento iniziale a mio parere non abbastanza pubblicizzato, per quanto invece meritava la dovuta attenzione, dell’incontro con il pubblico del guru della intelligenza artificiale delle reti Derrick De Kerckhove in dialogo con lo storico e critico d’arte Renato Barilli. Si è iniziato con una riflessione sulla consapevolezza del cambiamento in atto nella società da parte dell’artista, in cui Barilli afferma che l’artista lavora da una torre di controllo, quindi partecipe dei cambiamenti umani, dato che viviamo in un campo unico, gestaltico, che coinvolge egualmente tutti. Così De Kerckhove prosegue affermando che oggi viviamo in una situazione ambigua, dove il linguaggio (connotato dall’avvento dell’elettricità nel mondo contemporaneo) si dipana in forma individuale e comunitaria come nei social network e vive in uno status connettivo, perché le intelligenze interagiscono nella rete. Non solo, ma siamo immersi in un mondo tattile, multisensoriale, con una configurazione nuova dei sensi al centro dei quali sta il nostro punto di vita e non più il gutenberghiano e distanziante punto di vista. Come distinguere oggi un’artista nella estetica diffusa, come afferma Barilli, nella quale viviamo a partire dal nuovo modo di fare arte degli anni Sessanta? Per De Kerckhove è artista chi riesce a creare un nuovo strumento tecnologico che avrà una ricaduta vasta sulla cultura e la società. Per cui è un’opera d’arte l’invenzione del WorldWideWeb nel 1994 di Tim Berners-Lee o WikiLeaks di Julian Assange: sono opere che “fanno la differenza nel mondo” secondo un concetto di arte non più vulcanica, ma omeopatica, cioè che entra nei gangli delle abitudini e coscienze umane. C’è un pericolo però anche nel presente dominato dalla rete e dalle nuove tecnologie, con un individuo che tanto più sparisce quanto più si sa di lui, viviamo quindi in una situazione paradossale, da cui siamo chiamati però ad uscire per evitare l’orrore del presente, trovando un’ecologia dei media.

“Schegge” di Masbedo a Portovenere

Luglio 21, 2010 By: admin2 Category: Articoli

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Di Claudia Frandi

Incontro nuovo per la popolazione riversatasi sabato 17 luglio nello specchio d’acqua di Portovenere. Grande l’impatto visivo per coloro che si sono ritrovati all’evento AQUATICUS (direzione artistica Anna Monteverdi).

Il tratto innovativo consiste nel potersi bagnare ed approfittare della chiusura alle barche dello stretto che congiunge via mare Portovenere con la Palmaria. In una cornice naturale si sono ritrovati a migliaia, come cavallette in un prato acquatico e hanno incontrato entrando nelle acque la voce di cetacei veri abitanti di questi luoghi. L’installazione sonora ad opera di Mauro Lupone (in coll. con Julio Urrego e Alessandro De Palma e con la consulenza di Paolo Varrella e Maurizio Wurtz). Attraverso un percorso di boe sonore è stato ricreata quella che può definirsi una nuova esperienza per la popolazione dei bagnanti. Esperienza sensoriale che unisce la naturalezza di un’ immersione  in cui rieccheggia il ricordo di un rapporto stretto tra l’uomo e l’elemento acqua come memoria intrinseca dello stesso col suo rapporto col liquido amniotico unito all’elemento natura trovandosi, attraverso un altro dei nostri sensi, l’ udito, a tu per tu con animali che portano con sé la storia dell’evoluzione nella dolce culla creata dai loro suoni.

La sera il sole è calato, cambiando tratti al paesaggio, è cambiato anche il luogo della performance che si è spostata sotto la chiesa romanica arroccata di  San Pietro dove il sipario si è aperto sull’installazione video dei Masbedo vera rivelazione che non stenta ad emergere e che ha dato nuova vita al paesaggio naturale in cui è avvenuta. La crisi tra questa e le musiche magistralmente portate sul palco dal bassista dei Marlene Kunz, Luca Saporiti, è stata inevitabile quanto attesa.

In entrambi i video proiettati si trovava il tema della resistenza dell’uomo a quelli che sono i ruoli  imposti dalla società. La sua soppraffazione davanti ad un’ esistenza arida ben definita dai paesaggi che il video presenta.

Una natura impervia. Una Natura Contro. Contro l’uomo e il suo percorso in una vita che sempre meno gli permette di alzare la testa, di essere strettamente umano. Il primo dei video “Schegge di incanto in fondo al dubbio” era in parte girato nelle acque dello stretto di Portovenere, con un  richiamo insistente  dunque di continuità tra le immagini ed il paesaggio che le ospitava.

Le immagini ed i suoni si susseguivano come una marcia rombante che attraversava lo spettatore lasciandolo testimone del momento e portatore attivo di significati in lui riversati e da lui liberati in una commistione che lo univa nel momento della visione a quello che E’ il mondo dei Masbedo.

Un Mondo rivelatore di significati e portatore di tematiche forti affrontate in un modo tutto nuovo.

Senza questa giornata non ci sarebbe stato quello che si spera solo il primo degli incontri tra il pubblico vero e proprio, quello che si riversa nelle piazze e nei piccoli teatri, con l’impronta video più innovativa che si può incontrare solo nei grandi palchi, durante incontri più di élite.

A Firenze anteprima di Donne senza Uomini di Shrin Neshat

Marzo 04, 2010 By: admin2 Category: Comunicazioni

Il 9 Marzo SHIRIN NESHAT incontra il pubblico dell’Odeon a Firenze e presenta in anteprima “Donne senza uomini

FST-Mediateca Toscana Film Commission e LO SCHERMO DELL’ARTE

presentano:

ore 18.00 INGRESSO LIBERO

SHIRIN NESHAT incontra il pubblico

coordina Silvia Lucchesi, direttore Lo schermo dell’arte Film Festival

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ore 21.00

Anteprima del film “DONNE SENZA UOMINI” di SHRIN NESHAT con la collaborazione di Shoja Azari (Germania, Austria, Francia, 2009, 95′)

alla presenza della regista e dello sceneggiatore Shoja Azari

versione originale con sottotitoli in italiano

LEONE D’ARGENTO PER LA MIGLIOR REGIA alla 66° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia

per gentile concessione di BIM distribuzione

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Future Festival 2010

Febbraio 09, 2010 By: admin2 Category: Articoli

Di Carmen Lorenzetti

Il Future Film Festival 2010 si è chiuso domenica 31 gennaio con una nota amara dei curatori Giulietta Fara e Oscar Cosulich, che hanno messo in forse lo svolgimento del Festival a Bologna per l’anno prossimo, dato il taglio sostanziale di fondi che hanno dovuto subire quest’anno ad opera del Comune soprattutto, che ha dato solo 20.000 euro, all’interno di un misero budget di 270.000 euro (i curatori hanno fatto veramente miracoli). Noi tutti ci auguriamo che questo non accada e che a questa dodicesima edizione ne seguano altre, che continuino la ormai consolidata tradizione di questo festival, ormai meta di un pubblico numeroso e variegato. I numeri peraltro parlano chiaro: vi sono stati 120 appuntamenti tra proiezioni, incontri e laboratori, 21 lungometraggi in anteprima, 120 cortometraggi, opere provenienti da 25 paesi, 250 giornalisti accreditati per un totale di 6 giornate di Festival.

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Per quanto riguarda i premi, il più atteso, il Platinum Grand Prize per il miglior lungometraggio è andato a Panique au village di Stéphane Auber e Vincent Patar (Belgio), un film in stop motion, tutto fatto con pupazzetti in plastilina che ricordano i soldatini degli anni sessanta, i protagonisti manco a dirlo sono un cavallo parlante, un cowboy e un indiano e la storia si svolge in un villaggio essenziale con le sue case ed alberi sulle colline, che ricordano i dipinti neotrecenteschi di Carrà, il ritmo esilarante e serrato e la storia piena di invenzioni e fantasia aprono all’“immaginario sconfinato, l’innocenza, la crudeltà e soprattutto l’irriverenza dell’infanzia”. Una menzione speciale è stata assegnata a Edison & Leo di Neil Burns (Canada) “per l’originalità del racconto, la complessità dei personaggi e gli alti valori produttivi di un film che ci offre un punto di vista indubbiamente inusuale su un personaggio storico…”.

Tra i cortometraggi in concorso per Future Film Short i più votati dal pubblico del FFF, che si sono aggiudicati il Premio del Pubblico Groupama si trovano: il primo Fard di David Alapont e Luis Briceno (Francia), una storia originale con personaggi molto stilizzati e in bianco e nero che con una lampada speciale acquisiscono fattezze umane e colore, ma naturalmente non sono liberi di recuperare questa natura e vengono per questo perseguitati…., il secondo premio è andato a The man is the only bird that carries his own cage di Claude Weiss (Sacrebleu Productions, Francia), con uomini con la testa rinchiusa in una gabbia che lottano contro una invasione di uccelli nel cielo, tutto condotto con un alto valore di pittoricismo, forse talvolta eccessivo. Il Premio della Giuria – Provincia di Bologna per il miglior corto è stato assegnato a The Lighthouse keeper di David Francois, Rony Hotin, Heremie Moreau, Baptiste Rogron, Gaëlle Thierry, Maïlys Vallade (Gobelins – L’école de l’image, Francia) tutto fatto di disegni semplici e fiabeschi all’interno di una storia surreale, con un guardiano del faro che lotta contro una lucciola gigantesca e teme a causa di una nave enorme e felliniana che sta per abbatterlo, quando vira all’ultimo momento.

Altri lungometraggi in concorso da menzionare per la particolarità sono i seguenti.

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 Les Lascars di Emmanuel Klotz, Albert Pereira-Lazaro, è un film francese molto divertente che si svolge nella periferia degradata di una metropoli europea popolata da personaggi dei bassifondi, tra questi due sono i protagonisti, che tentano di trovare i soldi per fare una vacanza nell’isola di Santo Rico, per raggiungere il loro obbiettivo ne passano di tutti i colori. E’ tutto in 2D, con disegni fumettistici ben fatti e originali, in ottimi sfondi. Goemon di Kazuaki Kiriya, il film giapponese è una saga epica, che si svolge nel XVI secolo e ha come protagonista Goemon una specie di Robin Hood, che lotta semplicemente per essere libero, ma che alla fine, raggiunto l’amore della principessa, morirà. Gli effetti speciali di questo film di attori veri ricordano quelli tipici delle storie orientali di battaglie, non privi però di una vena poetica. Mai Mai Miracle di Sunao Katabuchi è un film giapponese della famosa casa di produzione Mad House, tutto lavorato in 2D, molto fresco e lirico. Racconta della piccola Shinko che vive in un villaggio e che ha una fervida fantasia con la quale fa rinascere i luoghi dove vive ai tempi di mille anni prima, quando giunge un’altra bambina da Tokio, condivide con lei i suoi sogni. Un film poetico, particolare e fantasioso è In the Attic: who has a birthday today? del pluripremiato Jirí Barta (Repubblica Ceca/Slovacchia/Giappone), in stop motion con personaggi di plastilina e stoffa i cui protagonisti sono una bambola che viene rapita da un uomo/mostro in carne ed ossa e i suoi due compagni di casa: un orsetto e una specie di palla con le gambe e le braccia.

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Da scordare per la cupezza e la cervellotica trama è invece King of Thorn del giapponese Kazuyoshi Katayama. Fuori concorso, ma da segnalare per gli appassionati dei film di guerra con i soliti robot giapponesi è Eureka seven: good night, sleep tight, young lovers di Tomoli Kyoda.

Tra gli incontri è stato senz’altro il più atteso: la presentazione del premio Oscar Joe Letteri del making of Avatar, dove forse non è stata del tutto spiegata la matrice artistica che a me pare di ravvisare negli uomini – gatto del film, molto vicini  ai personaggi dell’artista statunitense Daniel Lee, ma è stato introdotto un cinema dove il confine tra reale e virtuale è praticamente sparito, grazie anche ad un nuovo sistema stereoscopico con cui si cattura la realtà. Interessante il fatto che per riprendere l’emozione degli attori è stato sviluppato un casco che la catturava e poi la trasferiva ai personaggi di sintesi. Abbiamo visto l’uso puntuale della motion capture per sviluppare i gesti dei personaggi umanoidi o animali e il procedimento per costruire il paesaggio, che parte da un bozzetto, che a volte viene sviluppato nella realtà e trasformato in 3D successivamente,  una delle sfide più grandi è stata la costruzione del mare e uno degli effetti più particolari deriva dalla particolare luminescenza di cui è dotata la foresta, che deriva dalla tipica luce sottomarina che il regista James Cameron ha studiato nel corso di questi dieci anni in cui ha girato documentari, dopo avere firmato la regia di Titanic. Un altro appuntamento importante è stata la presentazione in due puntate dell’opera del famoso maestro di motion graphic Saul Bass da parte del designer Kai Christmann, in cui sono state presentati i titoli di testa dei film di Bass a partire da Carmen Jones (1954), attraverso Man with the golden arm di Preminger (1955) dove muove il braccio attorno ai titoli, a Around the world in 80 days di Anderson (1956), dove fa una piccola storia in animazione che riassume il film e corre lungo i titoli, a Anatomy of a murder di Preminger (1960) dove il cadavere a pezzi che si muovono attraversa i titoli, fino a Psyco di Hitchcock (1960), dove fa anche lo storyboard della nota scena dell’omicidio nella doccia, nella seconda parte invece sono stati proiettati i titoli che sono stati debitori all’artista fino ai giorni nostri, compresi quelli d’animazione come Monsters & inc. (2001).

Un’altra finestra è stata aperta dal festival sulla stop motion e così è stato invitato un personaggio la cui casa di produzione si è sempre contraddistinta per questa tecnica, David Sproxton co-fondatore di Aardman Animations, che ha proiettato film storici da Wat’s pig di David Lord, al vecchio e in 2D Not without my handbag, a Shaun the Sheep a molti altri, in cui si è visto il magistrale sviluppo di questa produzione.

Gli ultimi due giorni sono stati dedicati, come era successo l’anno scorso, al cinema 3D stereoscopico con incontri di produzioni italiane e straniere che hanno parlato del futuro di questo genere e del successo che sta avendo, con lo sviluppo delle sale che lo mettono a disposizione del pubblico e con proiezioni come Dragon trainer 3D, Toy story 3D e The hole 3D.

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Making of Avatar

Gennaio 27, 2010 By: admin2 Category: Comunicazioni

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L’appuntamento bolognese più atteso di oggi al Future FIlm Village – Sala Hera – Ore 19.00 è sicuramente quello con Joe Letteri, Senior Visual Effects Supervisor di Avatar, che presenterà in anteprima mondiale in un Keynote Speech la lavorazione dell’ultima spettacolare opera 3D di James Cameron, esaltante protagonista della stagione cinematografica in corso.

Future Film Festival 2010

Gennaio 25, 2010 By: admin2 Category: Comunicazioni

Dal 26 al 31 gennaio il meglio del cinema contemporaneo a Bologna

Inaugura la kermesse l’anteprima di The Hole 3D di Joe Dante

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Il Future Film Festival inaugurerà domani sera la nuova edizione della kermesse all’insegna della novità dell’ultima stagione cinematografica: il 3D stereoscopico. Inforcati gli occhialini, il FFF proporrà infatti l’anteprima di The Hole 3D di Joe Dante, thriller che esplora le paure e i segreti nascosti nei meandri della mente umana.(Teatro Duse – Via Cartoleria 42, ore 21,30)

Il film sarà inoltre uno dei contenuti speciali del 3dDAY (30-31 gennaio) insieme all’anteprima dei primi 56 minuti di Dragon Trainer 3D, nuovo film d’animazione della Universal e a una anticipazione di Toy Story 3 3D della Pixar Animation Studios. In occasione del 3dDAY, il FFF proporrà oltre all’anteprima di film in stereoscopia, un panel con i protagonisti del settore (distributori, esercenti, produttori) per svelare i segreti della tecnologia stereoscopica per il cinema ma anche per la tv e i videogames.

Il programma del Future Film Festival 2010

Gennaio 18, 2010 By: admin2 Category: Comunicazioni

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E’ on line il programma della dodicesima edizione del Future Film Festival

Future Film Festival XII – Future Reloaded

Bologna, 26-31 gennaio 2010

E-Volution

Dicembre 06, 2009 By: admin2 Category: Comunicazioni

Milano in Digitale 2009450x120px

E-Volution

mostra collettiva di New Media Art

Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4, Milano

Dall’11 al 20 dicembre 2009 orario: lunedì-domenica 14.30 – 18.30

INAUGURAZIONE venerdì 11 dicembre ore 18.30 – performance videomusicali

a cura di Cristina Trivellin e Martina Coletti

Opere di

Alessandro Bono+Emiliano Audisio, Tania Bianchi, Beatrice Menniti+Burhan Sabbah Alhilu, Michele Molluso, Lucrezia Tenerelli+Mauro Pace, Paola Tognazzi, Marco Pucci, Simone Rovellini, IOCOSE

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Performance durante l’inaugurazione di

Paola Tognazzi, Patrizia Oliva, aaa | infrason | Offici_naA | Jason Stringer

Milano in Digitale propone E-volution: installazioni interattive, video, performance musicali e artistiche live durante l’inaugurazione, saranno gli ingredienti principali della mostra. L’evento presenterà una selezione di opere di giovani artisti, con un occhio di riguardo alle esperienze di scambio con realtà estere operanti nella stessa direzione; lavori rappresentativi di quanto in atto nel campo della sperimentazione artistica focalizzata sui cambiamenti e le emergenze culturali e sociali più pregnanti del nostro tempo, come l’ecologia e l’attuale status di ibridazione consapevole tra natura e tecnologia.

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Con la mostra E-volution prosegue l’impegno di Milano in digitale e del Comune di Milano : “ Il nostro obiettivo – ha detto l’assessore allo Sport e Tempo libero Alan Rizzi – è rendere la Fabbrica del Vapore sempre più un luogo di sperimentazione e di apertura alle forme d’arte d’avanguardia, diventando punto di riferimento della creatività giovanile. Questa mostra si inserisce pienamente nel nostro percorso contribuendo a dare ai giovani artisti, proprio negli spazi di via Procaccini, l’opportunità di presentare le proprie realizzazioni”

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Anche quest’anno l’evento gode della sponsorizzazione tecnologica di EPSON, che conferma il proprio impegno nel sostegno alla produzione artistica contemporanea: Quest’anno siamo particolarmente felici di essere ancora partner di Milano in Digitale – spiega Massimo Pizzocri, Amministratore delegato di Epson Italia – Le installazioni capaci di dare forma all’invisibile anche grazie ai nostri videoproiettori e l’attenzione verso i temi dell’ambiente, cui Epson pone particolare attenzione da tanti anni, ci rende ancora più vicini ai giovani artisti in mostra.

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Nuovo partner da quest’anno Virtual Valley con la propria WebTV Virtual Meeting live, trasmetterà l’evento  dal proprio sito www.formeeting.it e dal sito www.milanoindigitale.it

Fondazione D’Ars Oscar Signorini onlus, Via Sant’Agnese 3 Milano – 02860290

info@milanoindigitale.it

www.milanoindigitale.it

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Novembre 24, 2009 By: admin2 Category: Articoli

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Di Antonio Campbell

Un novembre incendiato di proiezioni ha trasformato Torino nella capitale mondiale della cultura digitale

Dall’11 al 14 Novembre, la rassegna curata da Maria Elena Gutiérrez ha confermato il proprio strepitoso successo con una incredibile messe di proiezioni, conferenze, dibattiti, anteprime, presentazioni, tavole rotonde e soprattutto emozioni.

Come al solito la selezione degli ospiti è stata curata in modo da assicurare il top qualitativo, mentre sugli schermi si avvicendavano le proiezioni dei dietro le quinte e le prestigiose anteprime di film e videogames megamiliardari. Il tutto ovviamente senza trascurare la cultura, che ha contrassegnato una ampia fetta degli oltre 100 appuntamenti proposti, presentando il fior fiore della ricerca tecnologica applicata all’ambito delle arti visive, dei beni culturali, dell’architettura…

Come da tradizione, la punta di diamante della rassegna è stata rappresentata dall’impegno prodigato nell’organizzazione della sezione dedicata alla animazione digitale di produzione internazionale: solo per fare un prestigioso esempio, sul palco si sono alternate le presentazione di Wall-e e Madagascar 2, in testa a testa tra i giganti della Pixar e della PDI Dreamworks.

Lascio il resto alle immagini.

 

 

 

 

 

Mark Lewis al Museo Marino Marini di Firenze

Novembre 21, 2009 By: admin2 Category: Comunicazioni

Interviste musica e suoni d’artista

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Ha rappresentato il Canada all’ultima Biennale di Venezia e dopo una prima personale italiana al MAN di Nuoro è arrivato al Museo Marino Marini di Firenze. E’ Mark Lewis e in questa intervista si parla di video making, di quanto la nostra esperienza museale del video sia filtrata dalla nostra abitudine al cinema, della sua natura iconoclastica, di silenzio come scelta formale, di rovine, modernismo e modernità.

Ha di recente parato per le strade di New York su invito di RoseLee Goldberg, direttrice di Performa. Noi lo avevamo seguito passo passo a Venezia per Multinatural Blackout, la parata con cui Arto LIndsay ha preso parte alla Biennale di Daniel Birnbaum invadendo il sestriere Castello. Di parate abbiamo parlato con Carlos Casas e Andrea Lissoni, il primo artista in residenza fino allo scorsa estate alla Fondazione Buziol di Venezia, il secondo coordinatore del progetto veneziano di Lindsay. In questa intervista cercano di spiegarci dove andiamo a parare, di parate, processioni, della dimensione sociale, artistica, politica e culturale del parare per strada.

Roundabout

In Suoni d’Artista invece vi segnaliamo una nuova entrata: Edgardo Rudnitzky, compositore, musicista e sound designer, collaboratore ormai più da dieci anni dell’artista argentino Jorge Macchi.