Teatri digitali e dintorni a Torino
Di Motor
La scena torinese del teatro e delle performance si sta muovendo attivamente lungo diverse linee di sperimentazione e di ricerca , creando ibridi spettacolari attraverso i linguaggi delle nuove tecnologie: vorrei segnalarvi alcune di queste produzioni.
Un esempio sono i reading multimediali della serie Anticorpi (O’ZooNô – Massimo Giovara – Motor) giunti già al terzo anno, dedicati ad autori americani che hanno rappresentato in qualche modo, appunto, degli anticorpi nell’America contemporanea (Burroughs, Kerouac, Philip Dick, Vonnegut, Coupland …).
La formula è relativamente semplice: affiancare alla lettura musiche dal vivo, proiezioni , macchine interattive.
Ogni episodio ha visto alternarsi ospiti diversi, (tra cui Bruce Sterling, che ha finto di essere in videoconferenza dal Brasile e poi è entrato in sala!).
In alcuni casi, delle proiezioni accompagnavano gli attori, in altri, come in THX,ispirato all’opera di Philip Dick, la presenza della tecnologia in scena, attraverso riprese video in tempo reale, dialoghi controllati da computer, diorami , video wall e pupazzi elettrici ha avuto un ruolo decisivo e di dialogo con gli attori.
Sempre a cura di O’ZooNô il progetto Prozess, con Massimo Giovara e SimonaNasi in scena, una rivisitazione del processo di Kafka in una chiave linguistica decisamente televisiva , che è stato accolto da un sold out nella sala della Cavallerizza. Lo spettacolo ha visto la collaborazione di A.Amaducci e Motor.
E ancora voglio ricordare lo spettacolo Glenngarry Glen Ross, da David Mamet per la regia di Michele Di Mauro (con Pasquale Buonarota, Benedetta Francardo, Gianluca Gambino, Massimo Giovara, Riccardo Lombardo, Mariano Pirrello, Sandro Pisci) con la messinscena di O’ZooNô, uno spettacolo forse più tradizionale, ma supportato da una regia video con riprese a infrarossi sugli attori e da grandi proiezioni grazie alla drammaturgia di Massimo Giovara.
L’Orchestra Meccanica Marinetti , di cui abbiamo già parlato sulle pagine di MyMedia procede nel suo sviluppo, apparendo in luoghi non troppo convenzionali come il MUSEO REGIONALE DI SCIENZE NATURALI durante il FESTIVAL SHARE di quest’anno, al Virtual Reality Multimedia Park o spingendosi fino alla lontana Fiera di Robotica di Norimberga.
Un altro progetto molto interessante, con una storia già consolidata, è OFFICINE SINTETICHE, concepito e guidato da Tatiana Mazali (Politecnico di Torino), Antonio Pizzo (Dams Torino), Vanessa Vozzo (Servi di Scena opus rt/Malafestival) nell’ambito delle arti performative e della interattività digitale e che si è avvalso della collaborazione di Marcel. lì Antunez Roca e di Konic Thtr, entrambi nomi di prestigio e respiro internazionale. OFFICINE SINTETICHE presenta in queste pagine Crossroads, in co-produzione con motiroti e Compagnia Nad Crossoroads utilizza il corpo, il rituale e i nuovi media per raccontare una mutazione culturale Le storie individuali migrano e si trasformano continuamente: il mito indiano delle Devadasi si confronta con la tratta delle prostitute ai confini europei, mentre un intero universo di lavoratori del sesso naviga nel mondo senza confini del world wide web.
Crossroads è diretta da due artisti d’eccellenza: il londinese/pakistano Ali Zaidi fondatore di motiroti (UK) e Antonella Usai fondatrice della Compagnia NAD.
Il progetto è affrontato sviluppando il rapporto tra drammaturgia e scena aumentata/sensibile/ interattiva mediante l’utilizzo dei linguaggi digitali.
Al suo interno collaborano professionisti, artisti, ricercatori e studenti. In alcuni casi, come per OFFICINE SINTETICHE o l’Orchestra Meccanica Marinetti -( produzione Share) la ricerca avviene attraverso progetti con partner importanti come l’Università, il Politecnico di Torino, il Virtual Reality Multimedia Park e le industrie del territorio, in altri la sperimentazione assume toni più underground.
Quasi sempre inoltre questi eventi sono stati anche momenti didattici, coinvolgendo in modo significativo studenti o stagisti, in particolare per OMM, per OFFICINE SINTETICHE, ma anche per PROZESS (O’ZooNô), dove il coro era formato da stagisti guidati da Paola Chiama.
Questi progetti, pur nella loro decisa individualità, hanno però molti tratti comuni, innovativi secondo me, sia nel rapporto con i linguaggi e le tecnologie, sia nelle logiche di produzione e distribuzione: sono da tenere d’occhio!