Delicate Boundaries
Di Simona Lodi
Intervista a Christine Sugrue vincitrice di Share Prize 2008 con Delicate Boundaries
Microrganismi di luce bianca si lasciano attirare dalle mani del pubblico e condurre lontano dal loro ambiente naturale (un semplice schermo LCD): una piccola magia fa cadere nell’illusione fantastica di avere una relazione personale con la tecnologia.
Frutto di una condizione che si crea quando la tecnologia fa un passo indietro e si mimetizza con gli oggetti, i piccoli insetti fatti di luce di Delicate Boundaries di Christine Sugrue si spingono fuori dallo schermo per stabilire un contatto con gli spettatori. Mentre i due sistemi (virtuale e reale) cercano di capirsi, nello spazio dell’installazione si crea una nuova storia di responsabilità, intimità e confine fra irrealtà e concretezza fisica. I confini tra due mondi sono tanto più delicati quanto più il nostro contatto con la tecnologia ci sorprende bisognosi dell’incanto della magia piuttosto che di una spiegazione razionale. Stare al gioco è immediato. Entrare nel magico mondo di Christine è naturale, ma anche inquietante.
Queste cimici digitali spesso sorprendono il pubblico perché si lasciano alle spalle la loro esistenza virtuale… e iniziano a esplorare le mani e i corpi delle persone figurando una sottile minaccia. Si tratta quasi di un’infezione che chi è stato contaminato vuole trasmettere a qualcun altro immediatamente, riflette una poetica dell’artista americana basata sul “social network” della trasmissione virale e sull’impercettibile giuntura tra reale e il virtuale. Le cimici di Delicate Boundaries di Christine Sugrue sono il risultato di un modo specifico di progettare quelle tecnologie che si integrano sempre più nella vita di tutti i giorni proprio degli artisti digitali. Così l’uso di video telecamere, di sensori di movimento a infrarossi, di un proiettore digitale, dà potere all’illusione del gioco e un nuovo mondo viene alla luce.
Questa installazione interattiva utilizza il corpo come un’estensione dell’ecosistema digitale che viene abitato da una folla di insetti. Per mezzo di un proiettore montato nello spazio dell’installazione uno sciame si muove in modo naturale. Quando il sistema rileva una presenza-pubblico le creature passano dallo schermo sul corpo umano, generando un’intimità causata dal trasferimento dei bug virtuali in base al comportamento reale del corpo nello spazio. L’installazione evoca un’accoglienza al posto della tradizionale rottura tra il reale e il virtuale. Accoglienza che porta ad un apprendimento e ad un apprezzamento, trasformando il comportamento di entità artificiali in ritualistiche visioni.
D.: Quando e come è nata l’istallazione che ha vinto Share Prize 2008?
R.: Ho iniziato a lavorare a Delicate Boundaries nel 2007 mentre ero al Eyebeam1 a New York come borsista. Il primo prototipo lo completai a Madrid come parte del workshop “Interactivos?” . L’argomento del workshop era Magia e Tecnologia così l’idea per questo lavoro calzava a pennello. In lavori precedenti avevo usato tecnologie simili per creare un’interazione con il corpo umano. Un altro lavoro era frutto dello studio sul movimento degli occhi umani per creare un’interazione come le immagini che reagivano quando erano guardate. In un progetto su cui ho lavorato per l’artista Klauss Obermair2, ho usato il video per tracciare i movimenti di un ballerino in tempo reale. Così ho potuto pensare con anticipo a come la tecnologia può essere usata per esplorare nuove interazioni con il corpo umano e avere esperienza con molti strumenti che poi ho usato in Delicate Boundaries. Nel mio processo di sviluppo di Delicate Boundaries mi è stato subito chiaro che proiettare immagini sulle persone nello spazio di un’istallazione avrebbe potuto creare una relazione davvero intima con l’opera. La sfida era che io volevo che il pubblico si sentisse come se stesse influenzando la proiezione o che si trattasse di qualcosa di fisico e non solo che il corpo fosse una mera superficie su cui proiettare. Così stavo già pensando a come avrei potuto cambiare la percezione di qualcosa di digitale.
Dopo alcuni grandi input ricevuti da un collega decisi di provare a creare l’illusione che elementi propri di uno spazio virtuale (lo schermo del computer) potessero attraversare lo spazio stesso per entrare nel mondo fisico (il corpo umano). L’opera si sviluppò da lì e gli insetti ne completarono la narrativa. Volevo che il lavoro coinvolgesse il pubblico per la sensazione giocosa ma che anche fosse anche inquietante. Mi piace che il pubblico possa trovare della magia nel lavoro, ma anche mettere in dubbio che cosa sta veramente accadendo dietro le quinte, dato che nessuno vuole che degli insetti gli brulichino addosso anche se sono digitali.
D.: Quindi magia e tecnologia… Secondo te il pubblico predilige la magia e cerca l’intimità con la tecnologia?
R.: Credo che sia raro trovare delle esperienze personali o intime con la tecnologia. Ci sono certo design individualizzati nei cellulari e nelle homepage personalizzate, ma non credo che il nostro coinvolgimento quotidiano con gli spazi digitali abbia una componente di intimità o un rapporto personale. Non sono così sicura che abbiamo bisogno o desideriamo queste qualità nella tecnologia, ma credo alla fine sia un’area interessante da esplorare. Magia e tecnologia sono andati mano nella mano per molto tempo, ma sono riuscita veramente a capire l’importanza della disciplina della magia solo da quando ho avuto l’opportunità di ascoltare e imparare da chi la pratica alla conferenza a Madrid lo scorso anno. Interattività significa spesso creare le illusioni per invitare a giocare o permettere al tuo pubblico di credere in un mondo che tu hai creato. I maghi sembrano essere esperti nel farlo.
D.: A cosa stai lavorando adesso? Hai un nuovo progetto?
R.: Al momento sto viaggiando abbastanza, ma anche lavorando ad un nuovo progetto.
Ho una performance audiovisiva imminente con l’artista e musicista neozelandese Damian Stewart3. Questo lavoro è un gioco da tavolo immaginario dove due performer iniziano a rivelare un mondo nascosto che viene alla luce per mezzo di un augmented-video. Sto anche sviluppando alcune nuove idee per installazioni che esplorano concetti simili a Delicate boundaries come indagare la potenzialità del tocco umano in spazi virtuali.
Biografia
Christine Sugrue è un’artista, un’ interaction designer e una creativa tecnologica. Ha lavorato come ricercatrice all’Ars Electronica Futurelab di Linz. A Torino ha vinto Share Prize 20084 con l’opera Delicate Boundaries5
[NOTE]
1. Eyebeam è un centro d’arte e tecnologia per la ricerca e la sperimentazione con sede a New York. http://eyebeam.org/
2. http://www.exile.at/sacre/
3. Aka Frey – http://frey.co.nz/
4. http://www.toshare.it
5. http://www.csugrue.com/