Astri nascenti dell’economia vietnamita
Le economie internazionali non sono più esenti dall’evoluzione glocale che certo è stata la figlia più concreta ed innovativa delle tecnologie telematiche e dell’era dei social network. Rimane il fatto che quando ti trovi di fronte a modelli economici di ampio successo in paesi che sembrano ancora ben lontani dall’aver introiettato i modelli socioculturali dello sviluppo economico contemporaneo – come è successo quest’inverno a me in Vietnam – la curiosità cresce, ed in qualche modo ti impone qualche analisi ulteriore.
Tiziano Terzani ha scritto una considerazione, pubblicata postuma in La fine è il mio inizio, a proposito del Vietnam, che dal momento in cui sono giunto ad Ho Chi Minh City ho immediatamente condiviso con tutto me stesso: «Se oggi guardo il Vietnam e specialmente Saigon, mi viene da dire una cosa orribile: se avessero vinto gli altri sarebbe stato quasi meglio. Perché questo tipo di società la sanno fare meglio gli altri. Se tu devi fare il capitalismo con l’autoritarismo comunista, allora tanto vale farlo fare ai capitalisti, perché loro sanno molto meglio come funziona il capitalismo.»
Tuttavia c’è una storia simpatica che mi ha colpito molto rispetto al neo-capitalismo vietnamita: è quella di Ly Qui Trung che applicando rigorosamente i pochi semplici precetti collegati al modello della “grande M” (quella gialla degli hamburger che tutti conosciamo) è riuscito trasmettere in gran parte del mondo orientale ed occidentale la passione per la pietanza più tipica dell’intero Vietnam; il Phở, una zuppa molto gustosa e decisamente economica, di solito prodotta artigianalmente e venduta lungo le strade dalle donne delle famiglie più povere.
La zuppa, la cui preparazione non è certo elaborata, si compone di 24 ingredienti bolliti in un pentolone d’acqua: ne deriva un brodo arricchito da carne di qualsiasi tipo (manzo, pollo, maiale) impreziosita da numerose spezie tra le quali figurano anice stellato e zenzero, nella quale vengono fatti cuocere lunghissimi tagliolini di riso.
Dopo aver studiato a lungo il franchising degli Stati Uniti, il giovane Ly Qui Trung si decide a proporre una riedizione “capitalista” di quella zuppa che lui per primo aveva venduto (nella versione cucinata dalla madre) per sconfiggere la miseria.
Trova qualche socio, un po’ di denaro ed avvia il progetto Pho24: una catena di piccoli ristoranti ben arredati con cucina a vista e giovani cameriere con il sorriso.
Il resto è storia: dopo aver colonizzato l’Indocina la sua proposta è sbarcata in Indonesia, Filippine, Corea del Sud, Toronto, Sidney, Tokyo e nei progetti futuri figura la conquista a macchia d’olio degli Stati Uniti.
I più imprenditori potranno trovare notizie su come attivare l’attività in franchising al seguente indirizzo: http://pho24.com.vn/htmls/index.php?cur=1&language=en (nel caso avvertitemi, sarò felice di essere il primo cliente).