Hamburger
e patatine
Di Fabrizio Pecori
Tra Nuove Tecnologie ed artigianato
L’evoluzione delle tecnologie di rete sta orientando il
proprio profilo su due fronti: le connessioni senza fili, un
trend delle quali è attualmente decretato dalla
tecnologia Wi-Fi, e le “griglie
di elaboratori”, rese note attraverso l’appellativo
sassone “grid computing”.
Big Mac…
Tra le ultime emanazioni del vecchio adagio “l’unione
fa la forza”, il grid computing nasce dall’idea di unire la “potenza di calcolo”
e le “risorse” di molti computer di fascia accessibile
per generare un “super-computer” che attraverso processi
di elaborazione parallela sia in grado di trattare quantità
di dati spesso non raggiungibili neppure dai più veloci
computer al mondo ed il tutto con un contenimento dei costi decisamente
impressionante.
Concepiti come ausilio alla ricerca e quasi sempre nati in seno
alla comunità scientifica internazionale, i “cluster
di computer” possono lavorare in rete locale (LAN) o geografica
(WAN), e vi è già chi pensa ad Internet ed alle
possibili evoluzioni delle tecnologie senza fili.
I ricercatori affermano che non sono poi così lontani i
tempi in cui il beneficio di queste innovazioni potrà essere
allargato a tutti noi: potrebbe essere sufficiente disporre di
un semplice palmare per avere accesso ad una potenza di calcolo
superlativa praticamente a costo zero.
Intanto sono molte le realtà, tra centri di ricerca ed
università, che hanno cominciato a realizzare i propri grid. Tra queste certo merita una
menzione il Progetto Virginia Tech’s
X che, immediatamente dopo la sua nascita nel Novembre
del 2003, si è guadagnato il titolo di terzo elaboratore
più veloce al mondo. Nato dal collegamento di ben 1.100 Macintosh G5, il super-elaboratore è ormai universalmente noto con il nickname
di Big Mac.
Che dire? Dal fast-food al fast-ware!

… e Pringles
Spostandosi nell’eterogeneo mondo del wireless, è il “contorno” più popolare al mondo a fare capolino dall’ammicante universo Wi-Fi, grazie al contributo reso pubblico da Michael Behar nell’articolo The Broadband Militia, comparso in Washington Monthly nel Marzo 2002: «Un numero crescente di clienti broadband ha scoperto recentemente […] di poter elevare la portata dei segnali wireless di molte miglia con antenne casalinghe foggiate da nient’altro che un tubo vuoto di patatine Pringles, o scarti di metallo, filo e carta stagnola».
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Una scoperta decisamente sensazionale, che molto potrebbe influenzare
le sorti dell’attuale competizione tra tecnologie di collegamento
senza fili più o meno “blasonate” se non si fossero
già mostrati all’orizzonte i primi intralci giuridico-economici,
riportati con precisione anche da Howard
Rheingold nel recente Smart mobs (Ed.
it. Raffaello Cortina, 2003): «Un
altro ostacolo al WiFi (e chi ha interesse nel 3G vi farà
probabilmente ricorso) è che, secondo i regolamenti della FCC [Federal
Communications Commission, la commissione che ha ratificato
nel 1999 il progetto 802, da cui nasce la tecnologia Wi-Fi
- N.d.A.] la
modifica di strumenti non autorizzati (come aggiungere una scatola
di Pringles) è illegale».

L’artefice
tecnologico
Germogliate nell’ambito delle più prestigiose comunità
scientifiche o scaturite dall’ingegno ramingo della società
hacker le brillanti soluzioni che stanno caratterizzando la comunicazione
del nuovo millennio sembrano condividere il sottile legame che unisce
la raffinatezza tecnologica con l’estro dell’artigiano.
Che avesse proprio ragione Giordano Bruno
quando, ne La cena de le ceneri,
asseriva «in conclusione non è
sorta di scienza, che non v’abbia di stracci»?
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